lunedì 21 novembre 2011

CAGLIARI, RASSEGNA STAMPA 21/11/2011






L'obiettivo primario è ritrovare il gioco

La sconfitta con l'Inter è poco più di un fatto statistico, non era una di quelle gare programmate per conquistare punti (ma se fosse avvenuto non sarebbe stato male, sia chiaro). Quello che ha colpito negativamente, invece, è stata la scarsa capacità del Cagliari di costruire azioni pericolose. È come se il Cagliari avesse perduto la spregiudicatezza, la capacità di affondare i colpi, di verticalizzare il gioco e di dare ritmo alla manovra.
Questo sarebbe servito contro un'Inter pachidermica. Cambiasso, Stankovic e Thiago Motta, spina dorsale della squadra di Ranieri, andavano a due all'ora, se fossero stati messi sotto pressione, sarebbero andati in grave difficoltà, come hanno dimostrato i minuti finali della gara. Il Cagliari non ne è stato capace e questo è preoccupante, più della posizione di classifica (non più brillante come qualche tempo fa) e della scarsa capacità offensiva.
Ballardini, che aveva costruito la salvezza del 2008 sulla qualità della manovra, deve restituire alla sua squadra il gioco. Nessuno si illuda che l'esplosione di Larrivey, il ritorno di El Kabir o la repentina crescita di Ibarbo possano risolvere il problema del gol. Il calcio è un gioco collettivo e dovrà essere la squadra nel suo insieme a ritrovare la via della rete.
Ivan Paone

Larrivey atto quinto

Ballardini puntava su di lui anche nel 2008

Fu il tormentone del 2008 e accompagnò la cavalcata del secondo Cagliari di Ballardini verso la salvezza. Al punto che un martedì in conferenza stampa, il tecnico romagnolo disse: «Contro il Palermo giocheranno Larrivey, Larrivey, Larrivey, Larrivey… Undici volte Larrivey». A metà tra la battuta e la frecciata. Tra l'altro la domenica successiva al Barbera l'argentino partì dalla panchina per far posto a Matri. Ma restava lui il piccolo-grande pallino dell'allenatore (oltre che del presidente), forse l'unica incompiuta in quella stagione in cui quasi tutti i rossoblù si ritagliarono uno spazio in vetrina, da Cossu ad Acquafresca, passando per Conti, Agostini, Fini, Jeda, Storari, Biondini, persino i gregari. "El Bati" (soprannome che si era portato dietro dal Sudamerica per la somiglianza con Batistuta) chiuse, invece, il campionato con un solo gol, realizzato all'ultima giornata contro la Reggina, giusto in tempo per festeggiare pure lui con la squadra, due ore più tardi, per le vie della città sopra un pullman scoperto.
IL RITORNO Il tempo guarisce le ferite, cancella i rimpianti, ma evidentemente non ha cambiato le convinzioni di Ballardini che, quattro anni dopo, prova a vincere anche la scommessa rossoblù (forse) più difficile. E qualcosa già si muove. Come se il suo ritorno in Sardegna avesse ridato speranza ed entusiasmo a Larrivey, che dopo aver cominciato la stagione col botto (tre gol in Coppa Italia e uno in campionato), sembrava essersi smarrito (clamoroso l'errore allo scadere contro l'Atalanta) e rabbuiato in panchina. A dir il vero in panchina ha cominciato pure la gara con l'Inter l'altro ieri a San Siro, ma stavolta gli sono bastati pochi minuti, appena entrato al posto di Nenè, per dare una scossa. Due palle rubate a centrocampo, poi un gol annullato per fuorigioco, un altro convalidato, inutile per il risultato finale, ma prezioso, preziosissimo, per il morale del giocatore e in generale per il reparto offensivo che ha ritrovato la via della rete su azione dopo quasi due mesi. Da sabato poi l'argentino è il capocannoniere della squadra (assieme a capitan Conti) con due gol (il primo lo aveva messo a segno il 17 settembre contro il Novara). Non solo: al Meazza ha sfatato il tabù trasferta segnando la prima rete rossoblù lontano dal Sant'Elia. E anche questo sembra quasi un segnale del destino, e arriva proprio nel momento in cui la società sta iniziando a muovere i fili in vista del mercato che riapre a gennaio. E considerata la situazione sotto porta (10 gol in 11 partite) il ruolo della punta diventa una priorità.
LA NUOVA SFIDA Intanto Larrivey prova a uscire dal guscio una volta per tutte. Questo è per lui il quinto anno in rossoblù (intervallato dalle brevi esperienze in prestito con Velez e Colon), ma già ad agosto si era capito che qualcosa era cambiato. Nell'approccio, nell'atteggiamento, nella testa, persino nello sguardo, ma anche dal punto di vista tecnico e tattico. «Sono cresciuto sia come uomo che come giocatore», aveva ammesso lui stesso raccogliendo parecchi consensi tra i compagni («gli serve giusto un pizzico di fortuna in più») e tra i tifosi (che a dir il vero non hanno mai smesso di sostenerlo). «Spero di ripagare la fiducia di tutti», ripete ogni volta che ne ha l'opportunità l'attaccante argentino, una delle poche note liete della serata di San Siro. Da qui riparte Larrivey, e il Cagliari in generale. Ricapitolando: con la maglia rossoblù l'argentino ha segnato un gol il primo anno, un altro il secondo, tre il terzo e già cinque (tra campionato e Coppa Italia) in questa stagione. Dieci in tutto. «Undici volte Larrivey», diceva sorridendo nel 2008 Ballardini. Domenica prossima contro il Bologna potrebbe succedere davvero.
Fabiano Gaggini


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