sabato 10 settembre 2011

COSSU E IL TRIDENTE: SARA' UN MATRIMONIO DURATURO?

Il nuovo mister rossoblù ha lasciato intendere che il Cagliari esordirà a ll'Olimpico non con il consueto schieramento con il trequartista dietro le due punte, ma con una sorta di tridente, con Nenè attaccante avanzato e due ai lati. Uno di essi sarà Cossu, il quale sarà schierato a sinistra, e vedrà così limitato il proprio raggio d'azione e la libertà di spaziare in ampie porzioni di campo.
Tralasciando le opinioni contrastanti che si possano avere su questa nuova disposizione tattica, ci si chiede se essa potrà o meno avere successo, e se e quanto potà durare. La sentenza la darà solo il campo, coi risultati quali unici giurati insindacabili.

A tal proposito, come si chiedono tanti tifosi del Cagliari, ci dice la sua Davide, che ringraziamo per l'intervento, che di seguito pubblichiamo:



Ho sempre avuto la convinzione che quando in una squadra hai la fortuna di avere un numero 10, anche se magari sulle spalle ne porta uno diverso, non solo devi essere contento di averlo ma devi essere molto delicato nei suoi confronti.
Giocatori come Baggio, Zola, Zidane, e arrivando al nostro piccolo grande Cossu, fanno parte del gruppo, certo; sono a disposizione del mister, ci mancherebbe; sono un patrimonio della società e dei tifosi. E allora, cosa voglio dire?
Devono essere liberi di poter stupire, muoversi come meglio credono, chiedere loro la sostituzione, essere di fatto la variante imprevedibile, l'uomo che ti può risolvere la gara in qualsiasi momento.
Voglio parlare della storia di Cossu, il nostro vero numero 10.
Era il gennaio 2008, il Cagliari era ormai anzitempo retrocesso in serie B. Dopo l'ennesimo cambio in panchina, venne chiamato (forse solo per accompagnare la squadra nella cadetteria) mister Ballardini, già conosciuto a Cagliari e non certo rimpianto, considerati i risultati precedentemente ottenuti.
La società si mosse sul mercato di riparazione portando a Cagliari il portiere Storari, l'attaccante brasiliano Jeda, proveniente dalla B, e Cossu, il cagliaritano in "esilio" a Verona in serie C dove ormai neppure andava più a sedere in panchina. Insomma: tutti rassegnati alla serie B.
In poche settimane invece, mister Ballardini fece capire di non essere a Cagliari tanto per stare a guardare, trasformò la squadra dal punto di vista umano, del morale e del modulo. Cossu venne posizionato dietro le punte, libero di spaziare, creare ed inventare come meglio desiderava.
L'intuizione di Ballardini fu un successo clamoroso. Trascinati dal piccolo sardo, il Cagliari conquistò una salvezza che sapeva di impossibile, che ancora oggi ai più sembra davvero clamorosa, se si pensa che venne ottenuta perfino con una partita di anticipo rispetto alla fine del campionato.
Oggi, pare invece chiaro che il nuovo mister, Ficcadenti, voglia rompere il giocattolo, o meglio, speriamo che non sia così, ma intanto prepara per la prima a Roma contro i giallorossi, il modulo a tre punte con Cossu relegato a dei compiti precisi come punta esterna.
Spero di sbagliare, magari Cossu farà impazzire la Roma e noi di gioia, ma continuo a credere che un campioncino come il nostro Cossu debba continuare a giocare libero di poter fare, creare, stupire.
Tornando al modulo non dimentichiamocelo: Ballardini ha creato il Cagliari del 4- 3-1-2 e fino ad oggi ha funzionato alla grande: perchè cambiare?

mercoledì 7 settembre 2011

ROMA, 13/9/1964: QUANDO IL CAGLIARI ESORDI' IN SERIE A


Uscire tra gli applausi e tornare a casa a mani vuote. Nel grande calcio può succedere anche questo.
Risultato a parte, può considerarsi positivo l’esordio di fuoco del Cagliari nella serie A. La matricola allenata da Silvestri gioca infatti la prima sul palcoscenico della massima serie proprio nella capitale, in quello stadio che appena quattro anni prima era stato il teatro delle Olimpiadi capitoline, roba da brividi. Alla fine esce fuori una sconfitta, che visto l’avversario poteva essere preventivabile, ma in generale è piaciuto l’atteggiamento della squadra che nel secondo tempo ha messo alle corde i più titolati avversari e con un po’ di fortuna e cattiveria sotto porta in più, avrebbe potuto dare un finale diverso alla gara.
I primi minuti sono, come da pronostico, timidi e insicuri per i ragazzi di Silvestri, così la squadra giallorossa comincia subito a giocare in avanti prendendo d’assedio la metà campo cagliaritana. E infatti, pochi minuti dopo una difficile parata di Colombo su un colpo di testa di Nicolè (al 20’), i giallorossi riescono a passare in vantaggio grazie a Leonardi che sfrutta al meglio un preciso cross di Nicolè e, grazie anche ad una deviazione decisiva di Greatti, manda la palla in rete.
Alla mezz’ora la Roma addirittura raddoppia, ma sulla deviazione vincente di Angelillo, Leonardi è in fuorigioco e così il gol viene annullato.
Potrebbe pareggiare il Cagliari al 35’ ma l’acerbo Riva, liberato davanti alla porta di Matteucci, esita troppo e così il portiere capitolino riesce a chiudergli lo specchio della porta. Gol sbagliato, gol subito. La vecchia regola non scritta del calcio non sbaglia mai, e così sul finire del primo tempo ecco il raddoppio romanista: Franceschini invita Greatti all’uno contro uno e riesce ad avere la meglio liberandosi per il tiro. La sua conclusione, centrale, non sembra un compito troppo difficile per Colombo, ma il portiere rossoblù nella circostanza non è perfetto e così il pallone varca la linea per la seconda volta.
Aria di goleada? Macchè. Il secondo tempo praticamente viene giocato ad una porta sola, quella della Roma.
Archiviate le paure della debuttante, nella ripresa il Cagliari ricomincia a giocare come faceva l’anno prima in serie B, e va ad un passo dal pareggio. La porta di Matteucci trema in più occasioni, prima con una rovesciata di Nenè finita alta di poco, poi con un tiro dalla distanza di Cera che l’estremo difensore giallorosso riesce a neutralizzare.
Al 73’ si riaccende la speranza, perché finalmente dopo tanto attaccare, la porta romanista viene violata. Il primo gol in serie A del Cagliari Calcio viene realizzato da Ricciotti Greatti: l’azione comincia da Gallardo che serve Nenè al centro dell’area; il brasiliano controlla male e mentre cerca col palleggio di trovare spazio per il tiro, irrompe Greatti che scarica di potenza in porta senza lasciare scampo a Matteucci.
Nei minuti successivi è un monologo rossoblù, con Greatti, Riva e Nenè che sfiorano a più riprese la rete del pareggio in mezzo ai fischi impauriti (rivolti ai propri giocatori) del pubblico dell’Olimpico. Ma la palla non ne vuole sapere di entrare nuovamente in porta, e così il Cagliari finisce la partita con un pugno di mosche, e deve accontentarsi solo della buona prestazione e degli applausi del pubblico di casa. Una magra soddisfazione, ma per i punti ci sarà tempo.
Roma: Matteucci, Tomasin, Ardizzon, Carpanesi, Losi, Schnellinger, Leonardi, Angelillo, Nicolè, Tamborini, Francesconi. Allenatore: Lorenzo.
Cagliari: Colombo, Martiradonna, Spinosi, Cera, Vescovi, Longo, Visentin, Nenè, Gallardo, Greatti, Riva. Allenatore: Silvestri.
Arbitro: Roversi di Bologna.
Reti: 21’ aut. Greatti, 41’ Francesconi, 72’ Greatti.
Spettatori: 45.000 circa.

lunedì 5 settembre 2011

LA TERZA SERIE A DI FICCADENTI



Di mister Ficcadenti, di fatto, non si è quasi parlato. Vogliamo allora presentarvelo noi.
Massimo Ficcadenti è un giovane allenatore emergente, classe 1967. E' stato un discreto calciatore, centrocampista, uno che faceva legna nel mezzo, tutto cuore e polmoni. Come calciatore in serie A ha lasciato un buon ricordo, specie a Torino e Verona.
Ed è proprio a Verona, a soli 33 anni, che inizia la sua carriera da allenatore. Era il 2004. Rimase sulla panchina scaligera fino al 2006. Nonostante l'euforia ritrovata per la conquista della serie B, in tanti nella città di Giulietta lo ricordano e non di meno lo rimpiangono.
Il suo buon lavoro a Verona gli vale l'attenzione della Reggina che lo ingaggia per il campionato di serie A stagione 2007/2008.
Nel gennaio del 2009 rientra a Verona in veste di consulente di mercato, ruolo che lascia quasi subito per continuare a fare l'allenatore. Nel novembre 2009 sostituisce Castori alla guida del Piacenza. Riesce a trasformare positivamente il gruppo e nell'impresa di far giocare bene la squadra. Conquista così una salvezza difficilissima alla penultima giornata.
Nel 2010 è nuovamente serie A. Il Cesena, neo promossa nella massima serie con Bisoli allenatore, sceglie Massimo Ficcadenti quale nuovo allenatore. Il Cesena disputa un buon campionato e si salva con qualche affanno dopo un inizio di campionato molto positivo, ma con un finale in crescendo. Al Cagliari, nelle due partite del campionato scorso, non ha lasciato nemmeno un punto. Alla fine del torneo, di comune accordo con la società romagnola, lascia l'incarico e resta senza panchina fino ad una sera di mezza estate quando Cellino lo chiama alla sua corte avendo esonerato, senza che i più ne abbiano ancora capito il reale motivo, Donadoni.
Una curiosità: anche l’anno scorso l’attuale allenatore rossoblù aveva cominciato il suo campionato all’Olimpico, contro la Roma. Ne venne fuori un pareggio per 0-0. L’11 settembre successivo invece (data dell’imminente esordio sulla panchina sarda), poco prima che il Cagliari umiliasse la Roma rifilandole cinque reti, il Cesena di Ficcadenti aveva clamorosamente (2-0) battuto il Milan poi campione d’Italia. Milan e Roma nelle prime due anche quest’anno per il mister: una singolare coincidenza.
Che ciò sia di buon auspicio.