sabato 6 ottobre 2012

DA TORINO RIPARTE IL DOPO FICCADENTI


Partita delicata e difficile quella che attende il Cagliari domani pomeriggio a Torino. I granata di mister Ventura attraversano un ottimo momento di forma supportato da risultati e bel gioco. In casa granata si pensa alla continuità nei risultati e contro il Cagliari, Bianchi e compagni vogliono i tre punti.
Il Cagliari dal canto suo, arriva alla sfida dell'Olimpico dopo la pesante sconfitta casalinga contro il Pescara e il successivo cambio in panchina con Ivo Pulga (affiancato da Diego Lopez) che subentra a Ficcadenti.
Tra i rossoblù rientra Conti. Rossettini è fuori per squalifica, Pinilla e Cossu invece non sono ancora recuperati dai rispettivi acciacchi.
Difficile anticipare quelle che saranno le scelte del nuovo tecnico cagliaritano anche se tutto fa supporre al ritorno ad una situazione di ordine tattico.
E così, Pisano potrebbe finalmente ritrovare la fascia destra difensiva e Avelar potrebbe giocare a sinistra. Ariaudo e Astori saranno i difensori centrali.
In linea mediana giocheranno Conti e Nainggolan ed uno tra Ekdal e Dessena. In attacco dietro le punte avanzano le quotazioni di Thiago Ribeiro (vista l'assenza di Cossu); davanti ci sarannodue attaccanti, con Nenè probabile sostituto di Pinilla e un altro tra Sau, Nenè e addirittura il precedentemente accantonato Larrivey.
Il Torino dovrebbe proporre la seguente formazione:
Gillet, Darmian, Glik, Ogbonna, D'ambrosio, Brighi, Gazzi, Cerci, Sgrigna, Bianchi, Santana. Arbitrerà Celi.

(Davide Zedda)

martedì 2 ottobre 2012

IVO PULGA E L'ALBUM DI RICORDI


I tifosi più giovani non lo hanno mai visto in azione, ma molti sui trentacinque-quaranta che sul finire degli anni ottanta impazzirono per il miracoloso Cagliari del quasi esordiente Claudio Ranieri non hanno mai dimenticato il faccino pulito e la capigliatura bionda del centrocampista tutto polmoni di quella squadra che aveva fatto innamorare di nuovo i sardi per la propria squadra di calcio.
Ormai è ufficiale: Ivo Pulga, classe 1964, è il nuovo allenatore del Cagliari. Sarà lui, in coppia con Diego Lopez (che potrebbe essere la vera mente dell'operazione) a cercare di rimettere in rotta una barca rossoblù che affonda.
Tralasciando, almeno per il momento, i discorsi su Diego Lopez, uruguaiano trapiantato in Sardegna, già nella società rossoblù dopo il forzato abbandono, ex capitano prima di Daniele Conti e uomo graditissimo sia allo spogliatoio che alla tifoseria, per i suoi lunghi e dignitosi trascorsi con la maglia cagliaritana. 
Tralasciando appunto ciò di cui sopra, quando però si sente nominare il nome di Pulga ci si immerge in mielosi ricordi di anni passati non troppo remoti, di calcio di periferia e di gesta eroiche e vittorie sorprendenti fatte non con i soldi ma con la passione di chi ha voglia di arrivare.
Il suo nome fa tornare indietro di vent'anni o poco più, quando il Cagliari appena scampato dal fallimento e quasi in serie C2, seppe risollevarsi grazie ad una pattuglia di carneadi giovani e raccattati qua e là senza spendere troppi soldi, e grazie alla voglia di arrivare di un allenatore che non conosceva nessuno ma che aveva trasformato una cinquecento sgangherata in una Ferrari.
Il suo nome fa tornare in mente uno stadio che allora si trovava a Cagliari, e che vedeva 40.000 spettatori per una partita di serie C1. Altri tempi.
Quando questi quasi quarantenni di oggi, che all'epoca andavano ancora a scuola o l'avevano finita da poco, pensano alla sua zazzera bionda viene in mente loro il gol segnato in una battaglia a Brindisi nel lontano 1989, in una partita che poi si era conclusa con cazzotti e giocatori sardi costretti a rintanarsi negli spogliatoi per sfuggire all'ira di tifosi e dirigenti pugliesi, adirati per la sconfitta che li tagliava fuori dal giro promozione.
O ancora, questi quasi quarantenni si ricordano di quando erano al Sant'Elia (che forse non vedranno più dal di dentro) pieno come un uovo in un caldo pomeriggio di maggio e proprio il piccolo e biondo centrocampista segnava il gol vittoria contro i giocatori dell'Ischia, che non avevano mai visto così tanta gente dentro uno stadio. Un gol che significava promozione in serie B.
E come dimenticheranno costoro quando due anni dopo, stavolta in serie A, quel doppio passo (alla Biavati!) sulla fascia destra del terreno di Marassi che sfociò nel cross che Fonseca, con una mirabolante rovesciata, trasformò nel gol del pareggio sul campo della Sampdoria prossima allo scudetto?
Che ricordi. Ma ora è il presente. Quel calcio non c'è più. Ora è il calcio della pay tv e degli stadi mezzo vuoti. E' il calcio dei giocatori come modelli e dei tatuaggi in quasi tutto il corpo. E il calcio di Cellino (Ivo Pulga ha fatto in tempo ad andare via dalla Sardegna prima che il nuovo presidente prendesse possesso del Cagliari) che fa e disfa e che decide chi entra allo stadio e chi no.
E' un calcio che si sta attorcigliando su sè stesso come la società odierna, ma proviamo a chiudere gli occhi e ricordiamoci di quel passato non troppo vecchio con la speranza che quando tutto sarà imploso, potremo di nuovo assaporare quei dolci sapori di una domenica (o un sabato, che sia) di pura e innocente distrazione. Solo per un pallone che rotola.
In bocca al lupo, Ivo Pulga.

domenica 30 settembre 2012

QUARTU SFIGATA



Cagliari-Pescara 1-2

Prima di esaminare quanto il Cagliari abbia buttato via per pochezza, confusione e scarsità di idee tre punti contro una delle squadre più deboli della serie A, facciamo un pò i truzzi e diciamola alla Cellino, che lui di queste cose se ne intende: per il momento lo stadio di Is Arenas porta proprio sfiga.
Si, di quella nera, come se un'enorme "cugurra" si fosse messa a volare indisturbata sopra il nuovissimo manto erboso, dispensado a piene mani pillole di sfortuna. Tralasciando la larga vittoria della Roma che non ha avuto bisogno degli schemi Zemaniani per rifilare tre reti alla squadra rossoblù, nelle due gare finora giocate dentro lo stadio quartese non ne è andata bene una.
Due rigori sbagliati contro l'Atalanta e un portiere avversario, Consigli, in versione Yashin. Nella partita di oggi contro il modesto Pescara ecco un altro portiere che chiude la saracinesca (pur senza fare veri e propri miracoli), un palo, un salvataggio sulla linea più unico che raro (di Terlizzi sulla punizione di Cossu) e un gol su punizione dopo doppia carambola che spiazza Agazzi.
Ci sono abbastanza elementi per pensarla alla Cellino: lo stadio è parecchio sfigato. Anche se probabilmente ora il capo supremo cagliaritano penserà che da Cagliari qualcuno sta "buttando mazzine" indicibili per il fatto che ha lasciato il capoluogo.
Abbandonata questa premessa, parliamo di calcio. Ciò di quello che il Cagliari dovrebbe giocare al fine di ottenere dei risultati positivi, e che ancora una volta non si è visto a queste latitudini.
Contro una squadra meno che mediocre come il Pescara, agli abruzzesi è bastato coprire gli spazi e fare un'onesta e ordinata partita con il corollario di un paio di tiri in porta per portarsi a casa l'intera posta. Il Cagliari invece è sempre più confusionario, con azioni offensive prive di una logica e affidate solo ad iniziative dei singoli (il più delle volte Ibarbo, quando ci riesce), con sempre più croniche difficoltà nel concludere a rete in maniera efficace, un gioco sulle fasce quasi inesistente e poco movimento dei giocatori senza palla, escluso qualcuno.
Serve altro?
E' vero che se nel primo tempo almeno uno dei tre tiri consecutivi verso la porta di Perin fosse entrato, o se magari l'azione di Pinilla si fosse conclusa con il pallone in fondo alla rete, ciò avrebbe cambiato la storia della partita. E' anche vero che il primo gol pescarese è stato uno sfortunatissimo colpo di flipper con palla finita poi in buca e Agazzi gambe all'aria.
Ma è anche vero che la fortuna bisogna conquistarsela e il Cagliari attuale non sembra in grado di dare un senso logico al suo gioco ancora troppo scolastico.
Questo è il gioco di Ficcadenti, prendere o lasciare. D'altronde, se in sei partite di campionato segni appena tre gol, e di questi uno è un rigore e un altro è azione di calcio piazzato, proprio di sola "sfiga" non deve trattarsi.