Cellino. Dan Meis. Giulini. Silvestrone. Sono gli attori
principali di cui si sente parlare maggiormente in questo periodo, in una delle
migliori e più incomprensibili rappresentazioni teatrali cagliaritane degli
ultimi anni.
C’è di tutto in questa commedia semiseria: colpi di scena,
thrilling, congiure e voltafaccia, come nei migliori romanzi thriller nei quali
non si capisce fino all’ultimo capitolo quale possa essere lo scenario finale.
I tifosi, unici veri proprietari del Cagliari e coloro che
sempre lo ameranno e gli staranno vicino con la loro passione, a prescindere
dai proprietari (che vanno e vengono) sono a dir poco disorientati. Non ci
capiscono nulla. Prima gli arabi. Poi gli americani. Le illusioni, le speranze
e i sogni di gloria. Ma le notizie buone in un giorno vengono poi smentite in
quello dopo. Spuntano i dubbi e sorgono le prime considerazioni da parte loro,
i tifosi, che non ci vedono chiaro in tutta questa storia delle ultime
settimane che riempie le pagine dei giornali e contribuisce anche a venderne di
più, ma che non aiuta a far capire quale sarà la sorte della squadra più amata
della Sardegna e in quali mani possa finire. Confusione totale, anche per causa
della “too much information” che incrementa i dubbi di sorta.
Di fronte a tanta “carne sul fuoco”, una persona che possa
capire un pò di calcio comincia a farsi venire dei dubbi su tutta la faccenda, come
fa un buon investigatore dopo aver esaminato una scena del delitto con troppe
incongruenze e aver sentito tanti testimoni, ognuno con una storia diversa.
E se davvero, detto per assurdo, tutta questa faccenda fosse
una genialata di Cellino per ottenere ancora una volta il massimo risultato con
il minimo sforzo?
Proviamo ad immaginare lo scenario fantasmagorico che
potrebbe essere stato messo in scena dal presidente (o ex presidente)
cagliaritano, ovviamente puntualizzando che di fantasia si tratta.
Fantasia, già. Ma
se fosse tutto vero, o quasi? Chissà.
Primo punto: Cellino avrà tutti i difetti che si vuole, ma
come imprenditore non è certo uno sprovveduto. Ergo: se qualcuno che esiste e
pur tentenna gli ha offerto 85 milioni e un’altro 45, diciamo che anche
aspettare un pò per colmare quella differenza di una quarantina di milioni può
valere la candela.
Quindi cosa viene in mente? Che gli americani in effetti non
esistano, e che Cellino abbia utilizzato l’istrionico Silvestrone per reggergli
la parte e per far salire l’offerta dell’unico vero potenziale acquirente del
Cagliari, vale a dire Giulini. La cosa potrebbe essere stata resa credibile
dagli attacchi al ravennate da parte della stampa amica del presidente, che
magari di fronte a un bell’assegno si sia potuto prestare tranquillamente alla
pantomima.
D’altronde vengono in mente due cose che fanno riflettere:
la prima è che alcuni cronisti dell’Unione Sarda sono in ottimi rapporti con
Cellino, in alcuni casi anche di amicizia, e se già nei mesi scorsi paventavano
l’ipotesi dell’inesistenza del fondo americano, qualche dubbio doveva venire ai
lettori. Alcuni di loro hanno notizie di prima mano e confidenziali, e le
divulgano quando il divulgatore dice loro, per non contravvenire al patto con
la loro fonte. Capita. Le fonti vanno tenute amiche, e gli amici vanno
rispettati con la parola data. Opinabile come sacrosanto diritto del lettore
all’informazione, ma chiunque faccia questo lavoro e non sia un emerito pezzo di merda, in genere mantiene la
parola data di fronte a una confidenza.
E Silvestrone? Se il fondo non esiste, i casi sono due: o
questo è un pazzo mitomane che vuole far parlare di sè a tutti i costi, oppure
qualcuno lo ha pagato per gestire questa recita. Visto che l’uomo è una specie
animale che ama tanto il denaro e immaginando che il signore ravvenate non sia
poi così cretino come alcuna stampa (probabilmente reggendo sempre le parti
dell’attacco, per rendere credibile il tutto) vuole far credere, è più
probabile la seconda ipotesi. Non ci crediamo al pazzo che per mettere la sua
faccia in tutto questo casino e farci anche la figura di merda, non ci abbia
almeno ricavato qualcosa...
Ecco un altro fatto: Cellino è brutto, sporco e antipatico e
non glie ne facciamo passare una. Stadio a Elmas? Ecco che l’ente aeroportuale
si mette in mezzo. Stadio nuovo a Quartu? Cellino in gattabuia. Stadio a
Sant’Elia? Mancano le norme di sicurezza.
E allora, quale miglior maniera di far ammorbidire le
istituzioni che quella di portargli il ricco investitore straniero così da
farli genuflettere per evitare le classiche “figure di merda” da fare con i
continentali o gli stranieri pieni di soldi? Miracolo: dopo la notizia
dell’accordo, ecco arrivare l’autorizzazione per il Sant’Elia a 16.000 posti.
Dunque, anche questa era una tattica del signor Cellino per
ottenere quello che a lui hanno sempre negato in questi anni? Se fosse davvero
così, dovremmo toglierci il cappello di fronte a cotal genio.
Un’ultima domanda che ci si pone è se davvero Cellino esca
del tutto dal Cagliari Calcio. E se in seno alla nuova proprietà ci fosse anche
lui, magari con una quota minoritaria e con qualche società inserita
nell’affare come si fa con le “scatole cinesi”?
Chissà. Queste sono solo ipotesi. Di fronte a tante
dichiarazioni, a tante smentite, e a fatti poco chiari, ci si può mettere a
pensare di tutto. E magari, come diceva qualcuno, a pensar male spesso ci si
azzecca.