venerdì 16 dicembre 2011

VIVERE UN "CLASICO" (parte seconda...)


Entriamo al Bernabeu.
Non ci sono tornelli, solo delle miniporte stile passaggio di metropolitana: si poggia il biglietto, il lettore riconosce il codice a barre e sblocca il meccanismo, infine lo steward dietro ogni entrata ti fa passare. Poi c’è il controllo di rito per quanto riguarda borse, buste e similari da parte di altri steward, qualche metro più avanti, e alla fine puoi salire nel posto a te assegnato dal biglietto che hai in mano, nel nostro caso il quarto anello del Fundo Norte (chiamiamola Curva Nord).
Tempo stimato per compiere tutte queste operazioni? Cinque minuti, arrotondati per eccesso.
Senza voler confondere lo sterco con la nutella, più o meno dello stesso colore, lo scrivente riflette amaramente su una cosa: essendo solito andare alle partite casalinghe del Cagliari prevede che quando, tra una settimana, si giocherà contro il Milan, dovrà sorbirsi i canonici 20-30 minuti di file, controlli e tornelli per entrare in uno stadio che a malapena conterrà ventimila persone.
Ma ora è felice perchè ci ha messo appena cinque minuti per entrare in un impianto che invece ne contiene 90.000 e oltre, e siccome comincia ad essere un pò stanco decide di arrivare al suo posto, situato molto in alto, direttamente con alcune rampe di scale mobili.
Altra organizzazione, ma tant’è...

Una volta dentro, il colpo d’occhio è quello delle grandi arene: bella vista con stadio vuoto, con i suoi sedili azzurri e gli spalti spioventi, ma ancor più bello da pieno, ove per questa partita la società del Madrid ha messo in ogni sedile una bandierina bianca con lo stemma della squadra. In tutto ci saranno 90.000 bandierine pronte a sventolare all’ingresso delle squadre in campo.
Un signore alla mia sinistra, madridista dall’era che fu, sentendo il mio castigliano non propriamente di madre lingua mi domanda, con sguardo vagamente minaccioso, se io sia un tifoso “blaugrana” in avanscoperta. Ottenute adeguate rassicurazioni su quali possano essere le preferenze del sottoscritto, cambia tono e diventa complice, suggellando il nuovo status porgendomi una lunga e succulenta liquirizia da addentare prima del fischio d’inizio.

Poi arriva il momento. Da queste parti non aspettavano altro. Abituati a vincere e dominare, i madridisti e i madrileni non sopportano di dover fare ormai da tre anni la cenerentola ai rivali di Catalogna e ciò si legge nelle loro facce, come pure si avvertiva in città ormai da una settimana. Le squadre stanno entrando in campo e nel frattempo la vita pare essersi fermata a Madrid. Tutt’intorno le strade sono vuote, e chi non è dentro e nelle adiacenze del Bernabeu, è a casa o in qualche locale. Tutti o quasi incollati davanti alla tv per la partita dell’anno.

Poi, come l’incipit di un grande spettacolo, si ode Pavarotti rivivere nelle casse dello stadio mentre intona con pathos il “Nessun dorma” e tutti stanno in silenzio ad ascoltare, con gli occhi fissi su quei ventidue ragazzi in maglietta e pantaloncini che stanno per dar vita alla grande sfida. Mentre Pavarotti canta, nella “Sur parte la coreografia che con i cartelloni colorati dovrebbe ricreare lo stemma madridista. L’esperimento riesce solo in parte: forse qualcuno del pubblico era in possesso del cartoncino di colore sbagliato, così l’effetto non è proprio dei più precisi e riusciti. Cose che possono capitare.
Tutto il resto degli spalti è un costante sbandierare bianco (con le bandierine di cui sopra) che fa da cornice all’assordante boato che si diffonde quando i giocatori si avviano di corsa verso il centrocampo, mentre l’inno madridista “Hala Madrid” si sostituisce all’indimenticato e corpulento tenore italiano dalla voce diamantata.
Il pubblico è scatenato e cerca sin dal fischio d’inizio di spingere i propri beniamini a una vittoria che contro gli invincibili di Guardiola manca ormai da troppo tempo. Tutto questo trambusto deve aver distratto il portiere Victor Valdes che dopo pochi secondi regala un pallone a Di Maria, dal quale parte la rocambolesca azione che porta al vantaggio lampo di Benzema.

Quando il francese ha la palla d’oro e la scaraventa nella rete sono passati appena 22 secondi e molti sugli spalti non si sono ancora seduti. Il gol pressochè inaspettato fa deflagrare il Bernabeu in un boato assordante che ne smuove le fondamenta fin dai parcheggi sotterranei.
Poi comincia la partita. Dopo aver accusato un pò il colpo, e rischiato il tracollo (gracias, Cristiano!) Messi e compagni prendono possesso del campo, minuto dopo minuto, metro dopo metro. Il Real non è domo e si fa pungente come una zanzara che ha fiutato una colonia di bambini grassocci a un piscina party. Ma la “pulga” se ne inventa una delle sue e lancia a rete Alexis (che a Cagliari ricordano bene...) il quale vola in porta e fa in modo che la sua palla non venga raggiunta da Casillas. E’ l’uno a uno. Il Bernabeu smette di deflagrare. Ora c’è solo qualche lapillo sparso.

Poi giunge la ripresa, e il pressing asfissiante del primo tempo da parte dei madridisti scema un pò, come era ovvio che fosse. Iniesta sale in cattedra e i ragazzi di Guardiola ricominciano con il loro ossessivo possesso palla, stavolta avendo meno opposizione. Ma per scardinare la partita serve un colpo di fortuna, come quando una conclusione di Xavi viene deviata da Marcelo e la palla va dove Casillas non riesce ad arrivare. Silenzio.
E’ fatta ormai, per il Barcelona si preannuncia un’altra vittoria, e la partita viene messa in cassaforte in un contropiede fulminante, geniale: parte Iniesta, serve Messi, avanza e scarica a destra per Alves, cross col contagiri e testa di Fabregas ad anticipare Coentrao, per segnare nella stessa porta dove Pablito, Tardelli e Altobelli affossarono la Germania nella finale del 1982.

Per il mai domo Real Madrid è finita, e lo capisce anche il tifoso al mio fianco, quello della liquirizia, il quale mi guarda senza più la baldanza dei primi minuti, e ammette l’elevata estetica del gioco catalano, pur consolandosi coi 70 gol di inizio stagione e il primato in classifica delle merengues. Poi, quando Iniesta viene sostituito si alza in piedi ad applaudirlo come tutto lo stadio, memore di chi con uno storico gol aveva regalato alle “furie rosse” la prima agognata coppa del mondo poco più di un anno prima. Almeno lui mette tutti d’accordo.
Poi la partita regala gli ultimi vagiti ma il 3-1 non cambia più, proprio come la finale ’82, e stavolta non ci sono risse, sberleffi, nè dita negli occhi o spintoni. Applausi per tutti.
Lo spettacolo è finito, sia sugli spalti che sul rettangolo di gioco, e sia chi è madridista sia chi è blaugrana va via soddisfatto (magari un pò di più questi ultimi).
Ma il risultato ormai conta ormai fino a un certo punto. Il Calcio è passato di qui. E beato chi c’era.

VIVERE UN "CLASICO" (parte prima...)


Il Calcio.
Si, quello con la "C" maiuscola ora risiede in Spagna.
Un tempo eravamo noi ad importare il meglio di quanto si potesse trovare nel pianeta calcio del globo terrestre. Ora i soldi son finiti, o comunque scarseggiano, e così due squadre già sature di storia, una di Madrid e una di Barcellona, si giocano la supremazia dello sport maggiormente seguito nello stivale, con quelli dello stivale a guardare e ammirare.
Il "clàsico" di Spagna ha una storia lunga, una rivalità che va ben oltre le ragioni puramente sportive. La catalogna contro il potere regale, le spinte autonomiste di un'identità ben definita contro i centri del potere dello stato iberico. E il calcio che come fenomeno sociale "pop" ne riflette umori e comportamenti.
Il Calcio. Si potrebbero tralasciare le digressioni, ma sono utili a capire come si vive un "clasico" in Spagna. Sia che si giochi a Madrid, che a Barcelona. Non è solo Calcio, ma è alla fine solo calcio. La maiuscola e la minuscola non sono casuali.
Ammettiamo che sabato qualcuno di voi sia andato a Madrid, pronto ad aprire il portafogli per godersi quei novanta minuti calcistici di cui tutto il mondo parlava da giorni. Poteri dei media.

Ma anche poteri di una squadra (in maglia blaugrana) che da almeno tre anni dispensa una filosofia sportiva e risultati degni del "Grande Torino" e un'altra, in maglia bianca, con una storia debordante, un tir pieno di trofei, un allenatore mediaticamente al top e un presente incoraggiante.
Procurarsi un biglietto dall'Italia era un'impresa da titani: i biglietti erano finiti dopo pochi giorni dall’inizio della vendita, nonostante i tanti siti di vendite on-line (escluso realmadrid.com) che offrivano "entradas" a non meno di 300 euro per le curve, ultimo anello.
Arrivati a Madrid si scopre che la situazione non è così nera. Ti alzi presto (secondo gli orari madrileni), e verso le nove ti catapulti al Santiago Bernabeu perchè hai scoperto che nonostante i biglietti siano esauriti da giorni, la società ne mette in vendita poche migliaia in tutti i settori, per gli ultimi arrivati.
Nella biglietteria della Avenida de Concha Espina, "taquilla central", la fila è già piuttosto nutrita, per una partita alla quale tutti vorrebbero partecipare. Alle nove del mattino la colonna degli aspiranti fruitori del “clàsico” raggiunge già i cinquanta metri di lunghezza. C’è ancora da soffrire e ore da aspettare prima di scoprire se nella taquilla ci sarà posto anche per noi.

Per fortuna il tempo si ammazza facilmente facendo chiacchera con i vicini di fila. C’è chi è culèt, chi merengue sfegatato, ma ciò che colpisce è l’eterogeneità della gente: colombiani e paraguaiani che vivono a Madrid, gli immancabili giapponesi venuti in vacanza, magrebini e alcuni italiani, giusto per citare i nostri vicini di colonna.
Da giorni non si parla d’altro, e come per magia, saltano fuori le solite reporter di bell’aspetto che si insinuano tra la folla a impugnare il microfono per chiedere un pronostico sulla partita dell’anno. Tra una “manita” e un più sobrio 2-1 (segna sempre Cristiano, come lo chiamano qua, con il solo nome) rimbomba il tamburo di Josè, arzillo vecchietto dall’aria ottuagenaria e agghindato di tutto punto coi colori gialli e rossi (della Spagna, non della Catalogna) e il lungo cappellino con la scritta Ibiza. Un supporter dalla lunga barba bianca che ha l’aria di aver visto giocare anche Puskas e Di Stefano, vista l’età. Beato lui.

Tra un “Halà Madrid!” e un “Puta Barca” finalmente si arriva al dunque. I biglietti ci sono ancora, e la fila dietro di noi si ingrossa. Chissà se anche loro saranno altrettanto fortunati. Si ode un urlo davanti a noi. E’ solo un bimbo di dodici anni dai tratti indù che gioisce e abbraccia il padre, mentre entrambi ammirano il loro biglietto appena comprato come fosse acqua benedetta di Lourdes.
Il cielo è plumbeo e le nubi minacciano pioggia, la quale però decide di non tuffarsi sulla città prima delle sei di sera, quattro ore prima dell’inizio della partita. Le gocce sono minuscole e fastidiose ma nulla può fermare la folla che con netto anticipo già riempie le strade intorno al Bernabeu.
Il Santiago Bernabeu, che da queste parti ancora in tanti chiamano Chamartìn (che era il nome originario prima che venisse intitolato all’indimenticato presidente merengue) da fuori ricorda un pò il Meazza, con la sua aria maestosa incastonata tra alti palazzi di un quartiere residenziale e grattacieli sedi del terziario, i quali si sollevano sopra la fermata della metro Nuevos Ministerios. Le quattro grandi torri che ne formano i lati completano la somiglianza con l’impianto milanese, la quale però finisce qui.
La differenza sta in quello che oggi vorrebbero esportare anche in Italia ma è ancora lungi dall’essere attuato: la polivalenza di uno stadio da vivere sette giorni su sette. Tralasciando il museo madridista e la relativa tienda (il negozio ufficiale di merchandising della squadra) situata alla fine del giro tra i numerosi trofei, all’interno il Bernabeu pullula di negozi, bar e ristoranti, presi letteralmente d’assalto in giornate come queste, quando il tempo fuori è poco clemente e le ore che mancanno all’inizio della gara sono ancora tante.
Intanto fuori, anche se piove un pò si e un pò no, i cancelli non sono ancora aperti prima delle venti, così veniamo costantemente fermati da sedicenti individui che, come un disco dalla puntina rotta ripetono all’infinito la frase: “quieres entradas?”.

Qualcuno che non si è svegliato abbastanza presto per sorbirsi la fila della mattina si vede costretto a rivolgersi a loro pur di riuscire ad entrare allo stadio, con relativo bagno di sangue per il proprio portafogli.
Nel frattempo Josè è sempre fuori con il suo tamburo e la lunga barba bianca, e ogni tanto qualcuno azzarda una foto con il pittoresco tifoso, foto che poi varcherà la penisola iberica per finire su qualche desktop di pc sparso per il mondo. E nella Calle de Marcelino Sta Maria, via che si interseca come la gamba di una T con la via della biglietteria centrale, da più di un’ora impazzano cori e urla di chi tra poco si posizionerà nel “fundo Sur”, l’equivalente di una qualunque curva italiana zeppa di ultras.
Poi, finalmente si può entrare...

(continua...)

giovedì 15 dicembre 2011

SERIE A 15a GIORNATA, TUTTI I TABELLINI



LECCE-LAZIO 2-3. LECCE: Benassi, Oddo, Tomovic (46’ Giandonato, 56’ Grossmuller), Ferrario, Mesbah, Obodo, Cuadrado, Giacomazzi, Olivera, Muriel (81’ Piatti), Di Michele. LAZIO: Marchetti (62’ Carrizo), Stankevicius, Diakitè, Biava (46’ Cana), Radu, Gonzalez, Ledesma, Lulic, Hernanes, Klose, Rocchi (46’ Cissè). ARBITRO: Russo (Nola). RETI: 12’ rig. Di Michele (Le), 28’ Klose (La), 47’ Cana (La), 58’ Ferrario (Le), 87’ Klose (La).
SIENA-GENOA 0-2. SIENA: Brkic, Vitiello, Contini, Terzi, Del Grosso (59' A. Rossi), Grossi (65' Mannini), D'Agostino (77' Larrondo), Gazzi, Brienza, Calaiò, Destro. GENOA: Frey, Mesto, Dainelli, Granqvist, Moretti (72' Jankovic), M. Rossi, Veloso (58' Seymour), Constant, Merkel, Palacio, Ze Eduardo (55' Pratto). ARBITRO: Guida (Torre Annunziata). RETI: 57’ M. Rossi, 92’ Palacio.
INTER-FIORENTINA 2-0. INTER: Julio Cesar, Maicon, Lucio, Samuel, Nagatomo, Faraoni, Thiago Motta, Cambiasso, Coutinho (62’ Muntari), Pazzini, Milito (64’ Zarate). FIORENTINA: Boruc, De Silvestri, Gamberini, Natali, Pasqual, Behrami, Munari (52’ Salifu), Lazzari (75’ Kharja), Vargas, Ljajic (65’ Silva), Gilardino. ARBITRO: Tagliavento (Terni). RETI: 41’ Pazzini, 49’ Nagatomo.
PALERMO-CESENA 0-1. PALERMO: Benussi, Pisano, Silvestre, Munoz, Balzaretti, Acquah (68' Mantovani), Bacinovic (79' Bertolo), E. Barreto, Ilicic, Miccoli, Pinilla (62' Varela). CESENA: Ramaglia, Ceccarelli, Von Bergen, Rodriguez, M. Rossi, Ghezzal, Guana, Parolo, Candreva, Eder (74' Bogdani), Mutu (78' Djokovic). ARBITRO: Calvarese (Teramo). RETE: 63' Mutu.
ATALANTA-CATANIA 1-1. ATALANTA: Consigli, Masiello, Ferri, Manfredini, Bellini (59' Bonaventura), Schelotto, Cigarini, Carmona (49' Tiribocchi), Padoin, Moralez (84' Marilungo), Denis. CATANIA: Andujar, Spolli, Legrottaglie, Bellusci, Potenza, Almiron, Lodi (90' Capuano), Delvecchio, Marchese, Lopez (67' Bergessio), Barrientos (75' Sciacca). ARBITRO: Giannoccaro (Lecce). RETI: 9' Legrottaglie (C), 71' Tiribocchi (A).
BOLOGNA-MILAN 2-2. BOLOGNA: Gillet, Crespo, Raggi, Portanova, Morleo, Casarini (46' Perez), Mudingayi, Kone, Ramirez (76' Taider), Diamanti (83' Cherubin), Di Vaio. MILAN: Amelia, Abate, Thiago Silva, Yepes (63' Bonera), Antonini, Aquilani, Van Bommel, Seedorf (67' Emanuelson), Boateng, Pato (77' Robinho), Ibrahimovic. ARBITRO: Rocchi (Firenze). RETI: 11' Di Vaio (B), 16' Seedorf (M), 27' rig. Ibrahimovic (M), 73' Diamanti (B).
UDINESE-CHIEVO 2-1. UDINESE: Handanovic, Benatia, Danilo, Ekstrand, Basta, Isla (89' Doubai), Badu, Asamoah, Armero, Floro Flores (72' Abdì), Di Natale. CHIEVO: Sorrentino, Frey, Cesar, Andreolli, Dramè, Luciano, Hetemaj (90' Vacek), Bradley, Sammarco (75' Paloschi), Pellissier, Thereau (87' Moscardelli). ARBITRO: Valeri (Roma). RETI: 68' Di Natale (U), 79' Basta (U), 83' Paloschi (C).
NOVARA-NAPOLI 1-1. NOVARA: Ujkani, Morganella, Dellafiore, Centurioni, Ludi (54' Labrin), Gemiti, Marianini, Radovanovic (78' Porcari), Rigoni, Mazzarani (85' Morimoto), Rubino. NAPOLI: De Sanctis, Campagnaro, Cannavaro, Aronica (75' Zuniga), Maggio, Dzemaili, Hamsik, Dossena (80' Inler), Pandev, Lavezzi, Cavani (66' Mascara). ARBITRO: De Marco (Chiavari). RETI: 69' Radovanovic (No), 84' Dzemaili (Na).
ROMA-JUVENTUS 1-1. ROMA: Stekelenburg, Taddei, De Rossi, Heinze, Josè Angel, Greco, Viviani (58' Simplicio), Pjanic (74' Perrotta), Lamela, Totti, Osvaldo (87' Borriello). JUVENTUS: Buffon, Lichtsteiner, Barzagli, Bonucci, Chiellini, Pirlo, Marchisio, Pepe (86' Elia), Vidal, Estigarribia (71' Giaccherini), Matri (67' Quagliarella). ARBITRO: Orsato (Schio). RETI: 6' De Rossi (R), 60' Chiellini (J).
CLASSIFICA: Udinese, Juventus 30; Milan, Lazio 28; Napoli 21; Palermo, Inter 20; Cagliari, Roma, Genoa, Catania 18; Parma 17; Atalanta, Fiorentina, Chievo 16; Bologna 15; Siena 14; Cesena 12; Novara 11; Lecce 8.

COL CHIEVO SI GIOCA IL 17. SERVIRA' ANCORA IL VIOLA?


Scontro salvezza. Sabato 17 il Cagliari giocherà l’anticipo di serie A sul campo del Chievo Verona.
Sabato 17, sì, per lo scaramantico presidente Cellino una tegola sulla testa, come se non bastassero i problemi in testa al mister Ballardini alle prese con le assenze contemporanee di Conti e Cossu. Roba da mettersi le mani sui capelli e non solo.
La formazione è da inventare, e probabilmente solo all’ultimo si conosceranno le scelte che il tecnico cagliaritano proporrà quale formazione anti Chievo. I veronesi sono senza ombra di dubbio una formazione alla portata del Cagliari, almeno in condizioni normali.
E’ chiaro però che per il Cagliari sarà tutto molto più difficile per via delle pesanti assenze. Ma andiamo a conoscere meglio la formazione guidata da Mimmo Di Carlo che dovrà fare a meno del solo Rigoni.
Tra i pali il figlio d’arte Sorrentino. Davvero forte, uno dei portieri più in forma del campionato e in evidenza da diversi anni. Figlio d’arte: il padre, Roberto, ha giocato proprio nel Cagliari degli anni ottanta.
La difesa propone Frey, Cesar, Andreolli, Jokic (non proprio irresistibili), a centrocampo dovrebbero giocare Bradley, Hetemaj, Luciano e Sammarco, in avanti il fortissimo Pellissier con al suo fianco Thereau.
I veneti in casa hanno raccolto tre vittorie, tre pareggi ed una sola sconfitta. Tredici le reti realizzate, otto quelle subite. Il Cagliari sta dando il meglio in trasferta, l’ultima volta che si è giocato di 17 si è vinto in casa contro il Novara, in quella che rimane l’unica vittoria rossoblù al S. Elia.
Speriamo allora che il temuto 17 porti ancora bene alla formazione isolana.

mercoledì 14 dicembre 2011

CAGLIARI, RASSEGNA STAMPA 14/12/2011



Cagliari anti-Chievo: stavolta il ballottaggio è tra Ceppelini e Perico

Perico o Ceppelini, ci risiamo. L'insolito ballottaggio tra il terzino e il trequartista (legato non al ruolo, ma al modulo) che aveva accompagnato la vigilia del match di Catania, apre la settimana che porta alla sfida del Bentegodi con il Chievo, in programma sabato alle 18. Fu proprio l'allenatore del Cagliari Ballardini, undici giorni fa in conferenza stampa, a svelare il dubbio tattico che - evidentemente - lo stuzzica anche in queste ore. Alla fine optò per il 3-5-2, per poi fare dietrofront durante l'intervallo.
Come se già non bastassero i forfait di Astori, El Kabir e Nenè: Cagliari in piena emergenza. Ma la contemporanea assenza di Conti e Cossu (il primo per infortunio, il secondo per squalifica) pesa, se è possibile, ancora di più visto che pur svolgendo ruoli diversi, sia il regista sia il trequartista hanno in Nainggolan l'alternativa ideale. Non potendosi sdoppiare, il belga presumibilmente a Verona si piazzerà davanti alla difesa. E visto che pure Rui Sampaio non gode di ottima salute (non a caso contro il Parma l'allenatore nella ripresa gli ha preferito Perico e lo a messo in campo solo nei minuti finali) le possibilità nel cuore del campo sono assai ridotte. L'ipotesi Ceppelini trequartista, insomma, è molto più di una tentazione, è forse l'unica via d'uscita per tenere in vita il 4-3-1-2 (modulo assai caro al tecnico romagnolo) la cui resistenza è stata messa a dura prova nell'ultimo mese tra squalifiche, infortuni e acciacchi vari. Da quando è arrivato in Italia, lo scorso gennaio, l'uruguaiano ha racimolato appena quattro spezzoni di gara. Questa sarebbe, insomma, la sua grande chance. L'utilizzo di Ceppelini tra le linee, consentirebbe inoltre a Ballardini di non dare troppi scossoni al centrocampo che - nel caso - sarebbe composto da Nainggolan appunto al centro, Ekdal a sinistra e Biondini a destra.
Nella busta numero due per ora c'è il nome di Perico, esterno chiave della difesa a tre, che poi diventa a cinque nell'interdizione. Linea atipica. Con il terzino bergamasco largo a destra, Agostini dall'altra parte, Pisano, Canini e Ariaudo al centro. A dirla tutta l'esperimento è stato già fatto nel primo tempo di Catania, e se la squadra ha subito poco-niente, durante la manovra offensiva ha perso parecchio, i reparti erano troppo staccati tra loro, gli attaccanti isolati, anche se l'occasione più ghiotta è capitata sui piedi di Ibarbo che ha calciato addosso al portiere Andujar. In quella circostanza i tre a centrocampo erano Ekdal, Conti e Cossu, stavolta, invece, sarebbero lo stesso svedese, Nainggolan e Biondini. «Il Cagliari può giocare con questo modulo, ma servono centrocampisti di qualità, bravi quindi negli inserimenti nell'area avversaria», disse Ballardini subito dopo il match con i siciliani. E se fosse proprio questa la miscela giusta?
F. G.


Bordon e il rigore C'è Cazzola nel mirino

ASSEMINI Il Cagliari si muove sul mercato. I dirigenti rossoblù starebbero trattando con la Juve Stabia per uno scambio: nel mirino sarebbe finito il centrocampista veneto classe 1985 Riccardo Cazzola. Ai campani andrebbe Salvatore Burrai. Cazzola ha 26 anni, in questa stagione ha disputato 7 gare (2 reti) e nello scorso campionato ha partecipato attivamente (30 presenze) alla promozione in Serie B della squadra di Castellammare.
NOTIZIARIO Uomini contati tra squalifiche, infortuni e acciacchi vari, l'allenatore del Cagliari Davide Ballardini sfoglia la margherita e studia nuove soluzioni in vista della sfida di sabato sera al Bentegodi. Due gare in pochi giorni, ci sarà da tener conto anche del recupero fisico dei rossoblù, che dopo il match di Verona con il Chievo dovranno affrontare un viaggio di ritorno, per poi rigiocare martedì sera contro il Milan al Sant'Elia. Cinque giocatori infortunati, uno squalificato: Ballardini dovrà rinunciare a Nenè, Conti, Eriksson e Astori (i primi tre ieri sono stati sottoposti a terapie), inoltre dovrà fare a meno sicuramente anche di El Kabir (che a sua volta ha svolto un lavoro differenziato), e di Cossu, fermato per un turno dal Giudice sportivo dopo l'ammonizione di domenica scorsa nella gara con il Parma.
Ieri la squadra si è allenata nel pomeriggio: dopo i consueti esercizi fisici, l'allenatore ha fatto disputare una serie di partitelle. Oggi, sempre nel pomeriggio, è prevista una nuova seduta. ( fe.fo. )



Girone d'andata finito per Conti
ASSEMINI. Un Cagliari che non trova pace, soprattutto in infermeria. Proprio quando Davide Ballardini ribadisce che il problema della squadra è la qualità della manovra ecco l'ennesimo grave stop: Daniele Conti ha uno stiramento del legamento collaterale del ginocchio destro più grave del previsto.

Uscito domenica al 24' dopo un tackle con Morrone il terzino rossoblù dovrà stare fermo circa un mese e avrà poi bisogno di altro tempo per ritrovare una condizione fisica ottimale. I sanitari lasciano intendere che il capitano avrà bisogno di uno assoluto di una ventina di giorni. Poi, la ripresa. In sostanza, pur senza fare stime Daniele Conti difficilmente riuscirà a rientrare prima dell'ultima giornata del girone d'andata, il 22 gennaio al Sant'Elia contro la Fiorentina.

Un'altra tegola niente male. Nell'immediato, innanzi tutto. Infatti, sabato, nell'anticipo in calendario alle 18, a Verona col Chievo, è assente anche Cossu. Il trequartista, diffidato, è stato ammonito col Parma ed è scattata la squalifica per un turno. Facile intuire che Ballardini sia atteso tre giorni col punto interrogativo. Anche perché, se Nainggolan può slittare al posto di Conti, e agire da regista "basso", con Ekdal che va a sinistra, in avanti sono dolori. Sostituire Cossu non è mai facile. Il fantasista stava ritrovando continuità nelle giocate. E con un bacino di manovra senza confini, può riconfermarsi l'arma offensiva in più del Cagliari. Possibile, a questo punto un cambio del modulo.
Tenendo a mente che sono sempre ai box Nené (atteso a marzo), El Kabir (ancora in differenziato: ha giocato dalla prima di campionato 19'!), Astori (potrebbe rientrare a fine gennaio) ed Eriksson (con la squadra a fine marzo), è scontato l'appello del tecnico ai Primavera di Gianluca Festa. La soluzione che balza agli occhi mette in pole position Ceppelini. Ma con un assetto diverso, anche i protagonisti cambiano. Sulla falsariga della difesa a tre e dei cinque "falsi" centrocampisti del modulo di Catania (ma la vittoria è giunta appena si è tornati al 4-3-1-2), ci sarebbe anche Rui Sampaio. Ma col Parma, Ballardini ha preferito Perico per sostituire Biondini.



     Salti mortali per la formazione

Infortuni e squalifica di Cossu: Ballardini nell'anticipo di sabato prossimo a Verona, dovrà provare ad allestire una squadra competitiva. E non solo. Dopo tre giorni sarà il turno dei Campioni d'Italia del Milan: si presenteranno al Sant' Elia per recuperare la gara non disputata nella prima giornata di campionato, ad agosto, causa sciopero dei calciatori. Pesantissime le assenze di Cossu, squalificato per un turno a seguito del "giallo" rimediato contro il Parma, e Conti, che in uno scontro con il centrocampista dei "ducali" Morrone, ha avuto la peggio ed ha abbandonato il terreno di gioco al 24', con problemi al ginocchio. Oltre alle due pedine fondamentali nello scacchiere, giova evidenziare che la formazione rossoblù in questo primo scorcio di torneo ha dovuto fare i conti con tutta una serie di contrattempi. Sono già ai "box" El Kabir, che rientrerà probabilmente ai primi di gennaio, Astori, disponibile verso la fine dello stesso mese, Nenè, per il quale se ne riparlerà a marzo, ed infine il lungodegente Eriksson, anch'egli "abile" fra tre mesi.

Situazione anomala. Se accade in squadre blasonate non ha particolari ripercussioni, visto che le formazioni di prima fascia hanno una rosa di almeno trenta elementi. Al contrario, se si verifica invece nel Cagliari, che ha una base di una ventina di giocatori sui quali contare, i problemi lievitano a dismisura ed il tecnico dovrà adoprarsi per provare a chiudere il cerchio convenientemente. Ecco perchè sarà una settimana di passione. Non è stato preventivato neppure il doppio allenamento che, vista la gara di sabato, si sarebbe dovuto effettuare di martedì, con un giorno d'anticipo rispetto al solito. Ballardini dovrà scegliere accuratamente il cannovaccio da cui partire. Quasi sicuro, visti i precedenti, che a centrocampo utilizzi Nainggolan davanti alla difesa a dirigere le operazioni. Già nella passata stagione il belga aveva ricoperto questo ruolo, ed è capitato anche quest'anno, alla decima giornata contro la Lazio, quando ha avvicendato in regia sempre Conti, in quella occasione squalificato.

Non un bel ricordo, poichè il Cagliari perse per tre reti a zero in casa. Con Nainggolan "play-maker" basso, si può prevedere che Ekdal agirà a destra della linea a tre in mezzo, mentre Biondini partirà sulla corsia di sinistra. Esattamentequello che è accaduto domenica scorsa contro il Parma, quando si è infortunato Conti. Sulla trequarti, ad agire tra le linee, potrebbe toccare a Verona a Ceppelini. Ballardini ci gira intorno, ma non lo utilizza mai dall'inizio. Stavolta esordirebbe così dal primo minuto ed agirebbe a supporto della coppia d'attacco, che sarà formata ancora una volta da Ibarbo e Larrivey. In caso il mister non ritenesse ancora pronto il giovane uruguaiano, spazio a Rui Sampaio sul fronte destro del centrocampo e via libera ad Ekdal sulla trequarti per rifornire gli avanti.

La difesa, naturalmente, nonsubirà variazioni ed in casa Chievo il Cagliari presenterà, davanti ad un Agazzi sempre più sicuro nelle uscite, i soliti noti, con Pisano e Agostini a presidiare le fasce, mentre Canini ed Ariaudo saranno i centrali. Difficile che Ballardini voglia ancora una volta variare il modulo. Come a Catania. Il 3-4-1-2 non aveva sortito gli effetti desiderati, con Perico che, nella posizione ibrida di cursore di destra e quinto in difesa in caso di non possesso, in terra di Sicilia parevaun pesce fuor d'acqua. Lo stesso tecnico rossoblù corse allora ai ripari e nella ripresa gli preferì Biondini. Non a caso il Cagliari giocò in maniera più equilibrata e colse i tre punti grazie alla giocata estemporanea di Ibarbo. (Sergio Demuru).

martedì 13 dicembre 2011

CAGLIARI, CONSOLIAMOCI CON LA DIFESA


Anzittutto non prenderne. Almeno in questo il Cagliari sembra davvero bravo.
Ancora una volta la squadra di Ballardini non è stata in grado di sviluppare gioco offensivo e creare occasioni da gol figlie di una manovra ragionata. A sprecare, poi, ci pensa Larrivey. Ibarbo non fa il miracolo e il gol non arriva.
Ballardini ha davvero tanto da lavorare. Ha messo le cose a posto spostando ognuno nel proprio ruolo, ha fatto dimenticare il Cagliari di Ficcadenti comunque peggiore di questo sotto il profilo tattico e del gioco.
Se Ballardini è stato bravo a mettere gli attacanti al centro e non a fare le ali, è pur vero che si trova costretto a schierare i giocatori che ha a disposizione. Bomber sfondareti non ce ne sono proprio in casa Cagliari. Ibarbo necessita di una punta centrale di riferimento, capace di tenere palla, far salire la squadra, creare spazi e metterla dentro quando capita. Giocano Larrivey e Ribeiro, mai o quasi all'altezza del compito richiestogli.
E allora parliamo di ciò che funziona. Sì, perchè se il Cagliari rimane a distanza di sicurezza dalla zona retrocessione, pur esprimendo un brutto - a volte pessimo - calcio (non che le altre squadre esaltino in tal senso), lo si deve alla difesa. Una delle meno battute del campionato.
Nonostante l'assenza prolungata di Astori per infortunio, Canini e Ariaudo si stanno mettendo bene in mostra. Garantiscono la giusta copertura, sbagliano poco e, diciamola tutta, con la grande mediocrità che passa il campionato attuale sembrano davvero in palla. Battute a parte, si dimostrano maturi per la serie A.
Gli esterni difensivi, Agostini e Pisano, non appaiono in un momento di forma eccellente ma danno comunque e quasi sempre il loro contributo, talvolta - specie Agostini - anche in avanti sulla fascia di competenza. Dalla panchina è sempre pronto Perico, di fatto più centrocampista esterno che non terzino vero e proprio, il quale rappresenta comunque un'alternativa alla non certo ampia rosa difensiva rossoblù.
In porta sta ben figurando Agazzi, in netta crescita specie sulle palle alte. I numeri parlano di 13 reti subite, 5 in casa e 8 in trasferta. Numeri che almeno riescono a consolare un poco, perchè a guardare quelli dei gol realizzati ci sarebbe da piangere. Per ora bisogna accontentarsi.

(Davide Zedda) 

lunedì 12 dicembre 2011

CAGLIARI-PARMA 0-0, LE PAGELLE



Agazzi 6,5: Non tanto lavoro per lui, ma sempre attento. Anche nelle uscite.

Pisano 6: Buono in copertura ma non particolarmente brillante in fase di spinta. Niente di nuovo.

Agostini 6: Un pò più intraprendente di Pisano nelle offensive sulla sua fascia, ma niente di che. Soffre in alcuni casi Biabiany, ma se la cava.

Canini 6,5: Non è che abbia dovuto sgobbare così tanto per evitare guai, ma ha comunque sbrogliato delle situazioni pericolose.

Ariaudo 6: Chi doveva tenere Galloppa all'ultimo secondo della partita? Meno male che è andata bene...

Biondini 5,5: Meno dinamico di altre volte, e spesso confusionario.

Conti s.v.: Per lui solo venti minuti e poi l'infortunio. L'ennesimo del Cagliari in questa stagione. Sarà il caso di fare una capatina a Lourdes?

Ekdal 6: Niente di trascendentale ma non demerita.

Nainggolan 6: Ogni tanto ha fiammate, ma anche lui è contagiato dalla mediocrità generale della squadra. Partita senza acuti.

Cossu 6,5: Purtroppo l'ammonizione nel finale gli costerà la gara di Verona per squalifica. Imbecca magistralmente Larrivey, ma quello spreca.

Ibarbo 5,5: Prende tante punizioni ma stavolta non inventa nulla.

Larrivey 5: Non è mai stato un cecchino d'area e mai lo sarà. Prosit.

Thiago Ribeiro 5: Non si sa più chi sia questo giocatore. Confidiamo in una sua esplosione, senza tritolo possibilmente.

Ballardini 6: Lui lo sa che là davanti il lavoro da fare è tanto, ma quello è il materiale a sua disposizione. Non gli si può fare una colpa di ciò...

CAGLIARI-PARMA 0-0, il tabellino



15° GIORNATA (11 dicembre 2011)
CAGLIARI-PARMA  0-0
CAGLIARI: Agazzi, Pisano, Canini, Ariaudo, Agostini, Biondini (85' Perico), Conti (24' Ekdal), Nainggolan, Cossu, Ibarbo, Larrivey (63' Thiago Ribeiro). A disposizione: Avramov, Gozzi, Rui Sampaio, Ceppelini. Allenatore: Ballardini.
PARMA: Mirante, Zaccardo (56' Santacroce), Paletta, Lucarelli, Gobbi, Biabiany, Morrone, Galloppa, Valiani, Giovinco (20' Palladino, 76' Modesto), Floccari. A disposizione: Pavarini, Fletscher, Jadid, Pellè. Allenatore: Colomba.
Arbitro: Brighi di Cesena.
Spettatori: 7.100.
Statistiche Cagliari: Falli 14(204); Corner 3(61); Tiri in porta 2(52); Tiri fuori 5(60); Fuorigioco 3(35). Ammoniti 2(29): Cossu, Biondini.
(tra parentesi i totali di campionato)

domenica 11 dicembre 2011

0-0 IN CASA, TANTO PER CAMBIARE


Per chi, come lo scrivente, solo quindici ore prima aveva avuto il privilegio di assistere dal vivo a un clàsico della Liga spagnola, praticamente quanto di meglio possa offrire il calcio mondiale in questo periodo, è stato un brusco ritorno alla realtà.
Le geometrie di Xavi, il genio di Messi, la tecnica di Iniesta, il talento di Benzema, le serpentine (ieri senza costrutto) di Cristiano Ronaldo, la velocità di Alexis Sanchez. Tutto un lontano ricordo. Senza voler confondere il diavolo con l'acqua santa, al Sant'Elia si è assistito ad un ennesimo pareggio, scialbo, con squadre più portate a rompere che a costruire, e coi portieri al più inoperosi.
Il Cagliari è il solito. Privato dell'invenzione di sette giorni prima di Ibarbo, ha finito la gara contro il Parma nel modo con il quale sarebbe finita Catania-Cagliari senza la prodezza del colombiano: con uno zero a zero. Difficile segnare quando non si riesce a tirare in porta, e questo è un problema ormai diventato cronico, per la squadra di Ballardini.
Il fumo negli occhi gettato ai tifosi dalla serpentina del giovane Ibarbo una settimana prima si rivela quello che era: fumo negli occhi. I problemi offensivi restano, per una squadra che ha tanti infortuni in avanti ma che comunque si costringe suo malgrado a schierare in avanti gente che potrebbe al massimo giocare in serie B, come Larrivey, o quello che comincia a diventare un oggetto misterioso, come Thiago Ribeiro. Quando non si hanno attaccanti che la buttano dentro, ma soprattutto non si creano le situazioni da gol (quanto si rimpiangono il pur pasticcione Matri e il quasi inesorabile Acquafresca!) è difficile buttarla dentro.
Contro il Parma poteva essere la partita dell'allungo in classifica, e quando dopo metà del primo tempo la squadra emiliana doveva fare a meno di Giovinco per infortunio, quello sembrava un punto a favore dei rossoblù. Ma tra due squadre più o meno complementari (buone difese e attacchi in difficoltà) le occasioni scarseggiavano.
Ci pensava Cossu a inventare una verticalizzazione sul finire del primo tempo, ma Larrivey creava bene lo spazio per il tiro a due passi dalla porta, ma dimostrava di non essere mai stato un cecchino: destro al volo e palla a pochi centimetri dalla porta.
Il secondo tempo? Noia. Attacchi convulsi da parte del Cagliari, ma solo un tiro da definirsi tale, con Cossu a pochi minuti dalla fine. E nell'ultima azione della partita la palla del match la ha Galloppa, lasciato solo in area su una punizione battuta da Morrone. Il suo pallone finisce a pochi centimetri dal palo, tra il sollievo dei giocatori cagliaritani e la disperazione di quelli gialloblù. Ma alla fine, pareggio giusto, e un altro punto per il Cagliari che, nella mediocrità del campionato attuale, tiene pur senza incantare la sua ottima posizione in classifica.
Dimentichiamo Barcellona e Real, questo è il calcio italiano ora...