sabato 12 novembre 2011

LE "CINQUE" DEL MEAZZA

Aquafresca ha firmato il gol dell'ultimo pareggio in casa dell'Inter (gennaio 2009)

Cinque. Come le volte che il Cagliari è riuscito a conquistare il Meazza e ad uscire dalla Scala del calcio con il dolce sapore della vittoria.
Sono poche, come era ovvio che fosse, visto che vincere su questo campo non è impresa agevole per nessuno, ma proprio perchè il numero è esiguo, più facilmente memorizzabili.
A dire il vero le vittorie effettive sarebbero quattro, perchè la prima in assoluto (perlomeno per gli almanacchi) fu una vittoria a tavolino. Stagione 1967/68: l'Inter vinse sul campo per 3-0 ma l'oggetto che colpì il cagliaritano Longo al rientro negli spogliatoi, tra il primo e il secondo tempo, ne decretò poi la sconfitta a tavolino.
Di ben altro tenore il netto successo (3-1) dell'ottobre 1970, con lo scudetto sul petto e Gigi Riva che diventava, tramite la penna di Gianni Brera, "Rombo di Tuono".
E' ancora l'attaccante azzurro a decidere la sfida del 1973/74 con l'unico gol della gara, e per vedere una nuova affermazione rossoblù nel campo milanese bisognerà aspettare otto anni, quando i nerazzurri nettamente favoriti soccombono clamorosamente per 3-1 contro un Cagliari parecchio inguaiato in classifica. Roba da 13 milionario al Totocalcio.
E quindi col tempo si arriva all'ultima vittoria (parlando di campionato, sennò ci sarebbe pure l'inutile 2-1 nella semifinale di Coppa Italia del 2000), quella del maggio 1995 con Tabarez in panchina e Oliveira e Dely Valdes a far impazzire la difesa nerazzurra di metà anni novanta.
Dopo di allora, solo sconfitte e due soli pareggi, l'ultimo dei quali firmato da Acquafresca, che interrompeva la solita serie positiva casalinga di un certo Mourinho, uno che è solito vincere sempre (o quasi) sul proprio terreno, chiunque alleni.
A breve maggiori dettagli su quelle partite, dunque... non cambiate canale! 

venerdì 11 novembre 2011

SERIE A, 11a GIORNATA, TUTTI I TABELLINI

PALERMO-BOLOGNA 3-1. PALERMO: Tzorvas, E. Pisano, Silvestre, Cetto, Balzaretti, Migliaccio, Bacinovic (76' Aguirregaray), Acquah, Ilicic, Zahavi (63' Bertolo), Hernandez (21' Varela). BOLOGNA: Gillet, Raggi (58' Garics), Loria, Cherubin, Morleo, Perez, Mudingayi (68' Pulzetti), Kone, Ramirez, Di Vaio, Acquafresca (58' Gimenez). ARBITRO: Orsato (Schio). RETI: 13' Zahavi (P), 52' Silvestre (P), 74' Ilicic (P), 87' Ramirez (B).

NOVARA-ROMA 0-2. NOVARA: Fontana, Morganella, Paci, Centurioni, Gemiti, Marianini (75' Jeda), Porcari, Rigoni, Mazzarani (52' Pinardi), Morimoto (61' Giorgi), Meggiorini. ROMA: Stekelenburg, Rosi (79' Josè Angel), Burdisso, Cassetti, Taddei, Greco (61' Bojan), De Rossi, Gago, Pjanic (87' Perrotta), Lamela, Osvaldo. ARBITRO: Rocchi (Firenze). RETI: 74' Bojan, 76' Osvaldo.

GENOA-INTER . Rinviata per pioggia
CESENA-LECCE 0-1. CESENA: Antonioli, Comotto (75' Livaja), Von Bergen, Rodriguez, Lauro, Ceccarelli, Candreva, Parolo, Ghezzal (12' Djokovic, 59' Bogdani), Eder, Mutu. LECCE: Benassi, Oddo, Carrozzieri, Esposito, Tomovic, Cuadrado (88’ Giandonato), Strasser, Grossmuller, Olivera (78' Brivio), Bertolacci (55' Giacomazzi), Muriel. ARBITRO: Valeri (Roma). RETE: 56' Cuadrado.
CHIEVO-FIORENTINA 1-0. CHIEVO: Sorrentino, Frey, Andreolli, Mandelli, Dramè, Luciano (70' Hetemaj), Rigoni, Bradley, Sammarco, Moscardelli (74' Thereau), Pellissier (84' Vacek). FIORENTINA: Boruc, Cassani (22’ De Silvestri), Gamberini, Natali (60' Nastasic), Pasqual, Behrami (25' Munari), Montolivo, Lazzari, Jovetic Gilardino, Romulo. ARBITRO: Gava (Conegliano). RETE: 65' Rigoni.

LAZIO-PARMA 1-0. LAZIO: Marchetti, Konko, Diakitè, Dias, Radu, Brocchi, Ledesma, Lulic (46' Sculli), Hernanes (77' Gonzalez), Klose, Cisse (84' Kozak). PARMA: Mirante, Zaccardo, Paletta, Lucarelli, Gobbi, Biabiany, Galloppa (80' Blasi), Morrone, Modesto (88' Valdes), Giovinco (48' Valiani), Pellè. ARBITRO: De Marco (Chiavari). RETE: 85' Sculli.

MILAN-CATANIA 4-0. MILAN: Abbiati, Abate, Bonera (46' Yepes), Thiago Silva, Zambrotta, Aquilani, Ambrosini, Seedorf (79' Antonini), Robinho (79' Inzaghi), Emanuelson, Ibrahimovic. CATANIA: Andujar, Lanzafame (63' Lopez), Bellusci, Legrottaglie, Spolli, Marchese, Almiron, Lodi (79' Delvecchio), Ricchiuti (52' Barrientos), Gomez, Bergessio. ARBITRO: Gervasoni (Mantova). RETI: 7' rig. Ibrahimovic, 24' Robinho, 69' aut. Lodi, 72' Zambrotta.

UDINESE-SIENA 2-1. UDINESE: Handanovic, Benatia, Danilo, Domizzi, Basta (75' Abdi), Isla, Pinzi (74' Badu), Asamoah, Armero, Floro Flores (81' Ekstrand), Di Natale. SIENA: Brkic, Vitiello, Rossettini, Terzi, Del Grosso, Mannini (53' Reginaldo), D'Agostino, Gazzi (61' Bolzoni), Brienza, Calaiò, Destro (70' Gonzalez). ARBITRO: Russo (Nola). RETI: 1' Basta (U), 64' Di Natale (U), 77' Bolzoni (S).

NAPOLI-JUVENTUS . Rinviata per pioggia
CLASSIFICA: Udinese, Lazio 21; Milan 20; Juventus 19; Palermo 16; Napoli, Roma, Catania 14; Cagliari, Siena 13; Atalanta, Genoa, Fiorentina, Chievo, Parma 12; Bologna 10; Inter, Lecce 8; Novara 7; Cesena 3.
(Juventus, Napoli, Genoa e Inter: una partita in meno).

giovedì 10 novembre 2011

EPISTOLA (SEMISERIA) A BALLARDINI


Caro Mister Ballardini, abbiamo dunque appreso che sarà lei a mangiare il panettone al posto del signor Ficcadenti. Visto l'aspetto più rotondo del suo collega, forse il signor Cellino avrà pensato di metterlo a dieta per far mangiare un pò a tutti il natalizio dolce milanese, lei compreso.
Lei si ricorderà bene delle altre due volte che venne qua a Cagliari, e avrà notato che rispetto a quei tempi la situazione è ora molto migliore: eredita una squadra al nono posto in classifica, con qualche correttivo da apporre in alcuni settori del campo e un complesso di giocatori tutto sommato di buona qualità, buona parte dei quali lei li conosce molto bene. Evidentemente chi l'ha preceduta non deve aver lavorato poi così male, se lei può permettersi di cominciare il lavoro senza la spada di Damocle della zona retrocessione incombente.
E sicuramente avrà notato, seguendo il calcio nostrano come tanti tifosi e appassionati, quali potrebbero essere i difetti sui quali lavorare per far procedere con fare spedito la squadra che le è stata affidata. Non è nostra intenzione insegnare a nessuno il lavoro di allenatore, quindi saprà benissimo quel che c'è da fare.
D'altronde è impossibile che non abbia notato la difficoltà palese della squadra ad andare a segno, visto che nove gol (tra l'altro segnati nelle prime 5 partite) sono davvero pochini. In molti mettono nel banco degli imputati gli uomini dell'attacco i quali però, a parte qualche gol sbagliato (lei sa bene che anche sbagliare fa parte del gioco) in effetti non hanno fatto poi così tanto male se rapportato ai tiri scagliati verso la porta avversaria.
I giocatori cagliaritani infatti, in qualunque ruolo essi giochino, hanno tirato in porta 35 volte (cifra approssimativa, s'intende, ma siamo là), considerando i palloni che sono arrivati dentro lo specchio o molto vicini. Nove reti su 35 occasioni significa che hanno messo dentro il 25% delle occasioni capitate; una ogni quattro è gol. La media non è così malvagia, non trova?
Trentacinque su dieci partite significa però la media di 3,5 occasioni a gara. Stavolta il numero può considerarsi assai malvagio. In pratica i portieri avversari nelle ultime 3-4 partite sono andati molto vicini al senza voto.
Siamo anche sicuri, caro mister Ballardini, che lei avrà visto come si sviluppava l'azione offensiva della squadra che ora lei allena, e anche come sono stati fatti i gol. Noi per esempio abbiamo scoperto che a destra la pericolosità è prossima allo zero. Infatti nessuno dei 9 gol segnati è partito da quella parte del campo. Anzi uno. In contropiede. Sarà solo un caso?
Cinque invece sono partiti da sinistra, in genere con cross ad opera di Agostini o Cossu (il primo alla Roma, i due col Novara e i due col Lecce). E gli altri quattro gol? Un contropiede a tempo scaduto (il gol di El Kabir a Roma, l'unico a destra), una punizione (Conti a Palermo), un'azione personale (Nainggolan sempre a Palermo) e un rigore (a Cesena, anche quella scaturita da un cross proveniente dalla sinistra). A destra il nulla o quasi, insomma.
Sono degli indizi abbastanza esaustivi per sapere come sviluppare correttivi per le tattiche offensive, secondo lei?
E' un bel lavorino da fare ma, visto il suo precedente di tre anni fa da queste parti, questa sarà una una cosa da niente per lei. Quisquilie, pinzillacchere, come direbbe Totò.
In bocca al lupo, mister.

mercoledì 9 novembre 2011

ANVEDI COME BALLA(RDINI)



Davide Ballardini è un allenatore giovane: nasce a Ravenna il 6 gennaio 1964.
Non ha mai giocato a calcio, proprio come Sacchi, il suo maestro. Studia come allenatore e dal 1993 al 1996 prende in sorte i giovani del vivaio del Cesena. E’ molto bravo e se ne accorge il Milan che lo vuole ad allenare le giovanili rossonere dal 1999 al 2002.
Arriva il momento di fare i conti con il calcio che conta e nel 2004, esattamente il primo settembre, siede sulla panchina della Sambenedettese in serie C1. Il campionato vede Ballardini portare i suoi ragazzi ad un passo dalla promozione in B, persa solo ai Play Off.
L’approdo in serie A senza passare per la cadetteria è merito di Cellino il quale, dopo averlo seguito con attenzione, nel 2005 lo chiama ad inizio campionato per sostituire l’esonerato Arrigoni che aveva a sua volta sostituito Tesser dopo la prima giornata di campionato. Non è fortunato, la squadra non gioca male ma non raccoglie risultati importanti. E’ pacato, sereno, dà serenità ma servono i punti in classifica. Cellino lo esonera.
Nel 2006 la serie B con il Pescara: non va bene, è in rotta con la società abruzzese e lascia dopo sei giornate. Nella stagione 2007/2008 accade ciò che nessuno poteva neppure immaginare. Il Cagliari è sul baratro, con un piede e mezzo in serie B già alla fine del girone d’andata. Sulla panchina cagliaritana si succedono diversi allenatori: prima Giampaolo, poi è il turno di Sonetti, infine arriva Ballardini. Sembra l’uomo ideale per accompagnare dignitosamente la squadra in serie B.
E invece no. Ballardini ci crede da subito e lo dice senza problemi: sì, lui crede alla salvezza. Gli si dà del pazzo o quasi, ma Ballardini, nel silenzio e nella tranquillità di Asseminello che gli vede coniare il sopranome di “Eremita di Assemini”, costruisce il miracolo. Manda in campo i nuovi arrivati: Storari in porta, Jeda in avanti e Cossu, rientrante dalla sere C dove faceva tribuna nelle file del Verona, e voluto da Cellino per le insistenze dello stesso Andrea che giunse con la promessa fatta a Cellino di non lamentarsi qualora non avesse trovato spazio.
Le magie e le bellezze del calcio se consideriamo che da quel momento Cossu, non solo gioca, ma è una meraviglia vederlo giocare e da lì cresce fino ad arrivare in nazionale. Il Cagliari di Ballardini si sblocca nell’incredibile gara interna contro il Napoli che tutti ricordiamo, grazie ai due incredibili gol in pieno recupero di Matri e Conti che regalano la vittoria ai rossoblu. Poi subito un pari a Torino contro la Juve per 1-1 e da lì in avanti un’incredibile cavalcata che vedrà il Cagliari salvarsi addirittura con una giornata d’anticipo vincendo sul campo dell’Udinese.
Mister Ballardini così agli occhi dei tifosi del Cagliari diviene un eroe, travolto da un affetto tale che mai scorderà e che lo segnò nel profondo. Quell’uomo serioso, mai sorridente, apparentemente chiuso, lavoratore convinto e dai toni pacati somiglia molto ad un sardo, e lui si lega indissolubilmente con la nostra terra tanto da rifiutare recentemente la panchina del Cesena affermando in maniera sibillina “spero che salti qualche panchina”.
Eppure dopo quella salvezza Cellino, nonostante il miracolo, non solo non lo riconferma ma neppure lo saluta, lasciando il compito al figlio Ercole. Ballardini non fa una piega e va via. Il suo legame con la nostra terra è però da subito forte e ben radicato. Torna spesso in Sardegna dove sta bene e coltiva solidi legami personali. La sua carriera decolla, ci mancherebbe, era impossibile che non fosse così. Prima guida il Palermo in sostituzione di Colantuono e ottiene buoni risultati con i rosanero. La stagione successiva allena la Lazio con la quale sconfigge i super campioni dell’Inter nella Super Coppa Italiana a Pechino. La stagione sarà però complessa e verrà sostituito da Reja.
La stagione successiva sostituisce Gasperini al Genoa guidando la squadra ad una rapida salvezza e chiudendo al decimo posto. Ora è tornato tra noi. Per la terza volta è allenatore del Cagliari. Soltanto Sonetti ha potuto farlo per tre volte. Ma Ballardini, amato com’è, suscita entusiasmi che non devono però diventare impazienza, eccesso di responsabilità, richieste impossibili. Siamo certi metterà ordine allo spogliatoio, solleverà il morale dei ragazzi e darà un gioco alla squadra. Poi si vedrà, poi vedremo dove ci porterà. Adesso lasciamolo tranquillo, bentornato Mister!

(Davide Zedda)

martedì 8 novembre 2011

LA SECONDA CHE HAI DETTO: NIENTE PANETTONE.



E come volevasi dimostrare...
Cellino dice che la panchina di Ficcadenti è ben salda, ed ecco in serata la notizia: Ficcadenti non mangerà il fatidico panettone. Dopo l'esonero di Donadoni prima dell'inizio del campionato, il vulcanico presidente cagliaritano mantiene la media delle ultime stagioni e moltiplica il numero di allenatori che si siedono nella sempre calda panchina del Cagliari. 
Tralasciando l'essere favorevole o l'essere contrari a questa scelta (effettivamente il gioco dell'ex allenatore del Cesena ultimamente era più noioso di quello dell'Argentina del '90, ma senza Maradona), ci poniamo un inquietante interrogativo che riguarda Cellino, e che mette paura ai tifosi del Cagliari. Per capire di che si tratta andate a rileggere il nostro post di qualche mese fa, "l'inutilità odierna della parola".
Quando lui dice qualcosa, solitamente fa il contrario. Dunque il prossimo sarà Nainggolan a gennaio? Non cambiate canale, ancora due mesi e scopriremo l'arcano...

FICCADENTI MANGERA' IL PANETTONE. O NO?



Dunque Ficcadenti resta al suo posto. Cellino interviene sulla questione panchina e invita tutti a stare sereni spiegando che starà più vicino alla squadra in questo momento non positivo, evidenziando anche quanto di buono fino ad oggi è stato fatto.
Spiega anche che in parte la colpa del momento di difficoltà è anche sua: troppe le energie che spende per la costruzione del nuovo stadio a discapito della squadra. Il presidente ha anche scoperto le carte e annunciato che sarà certamente un campionato di sofferenza che porterà il Cagliari a lottare per la salvezza. Nulla di più secondo lui è possibile.
Questo per via dei tanti nuovi giocatori arrivati e per di più di nazionalità e lingue diverse. Vero, tanti arrivi ma nessuno gioca o quasi. Delle due l’una: o Ficcadenti non ha fiducia nei nuovi giocatori o preferisce affidarsi al gruppo storico. Peccato che si affidi a questo facendolo giocare come mai abbiamo visto nel passato.
Insomma pare tutto tranquillo. Difficile capire se ci si può fidare o meno di questa fiducia al mister e, altrettanto complicato, comprendere se un Cagliari in queste condizioni possa davvero salvarsi senza troppi patemi. Non è certo cosa scontata. La classifica è corta, in vera e profonda difficoltà solo c'è il Cesena, mentre Lecce e Novara insieme al Bologna appaiono oggi squadre non alla disperazione. Non diamo mai nulla per scontato, figuriamoci la salvezza.

LA SOSTA
Che valore dare alla sosta che cade prima della gara contro l’Inter a Milano? E’ importante e risulterà importantissima se ben gestita. Cominciano infatti ad affiorare malumori tra i calciatori, bastava sentire le interviste del post gara a Bergamo e la condizione psicologica comincia ad essere preoccupante per una squadra che ormai non segna più.
Occorre dare fiducia a tutto il gruppo e a tutto l’ambiente, attraverso una scelta di buon senso e non di arroganza o chiusura. Questo Cagliari ricorda molto quello di Bisoli. Al mister di Porretta Terme fu chiesto di cambiare atteggiamento, di fidarsi del “conosciuto”, ma invece, per orgoglio o meno, andò avanti per la sua strada che divenne improvvisamente breve.
Ed ora è il turno di Ficcadenti. Anche lui come per Bisoli fiducia piena, non viene messo in discussione. Domanda: la consapevolezza del momento lo porterà ad un nuovo atteggiamento che lega la squadra ad un nuovo patto per il futuro o il suo essere intransigente costerà la frattura definitiva con squadra e presidente?
Prevalga il buon senso, per il bene del nostro Cagliari.

(Davide Zedda)

lunedì 7 novembre 2011

ATALANTA-CAGLIARI 1-0, I VOTI



Agazzi 6: Alla fine non gli si può addebitare nessuna colpa particolare. Un'uscita titubante, una parata , qualche rinvio sbilenco. A metà tra il senza voto e il sufficiente.

Perico 5,5: Si propone poco e senza particolare mordente, anche se non è malaccio in copertura.

Agostini 5,5: Dalla sua fascia non partono iniziative di rilievo e nel primo tempo anche lui fa un pò di fatica nella zona di sua competenza.

Canini 5: Nel primo tempo anche lui ha "ballato". Nella ripresa si riprende un pò ma sbaglia su Denis e ci scappa il gol.

Ariaudo 5,5: Soffre un pò per tutta la gara.

Conti 6: Sufficienza striminziata se non altro perchè è l'unico che prova a tirare in porta. Ma quel pallone tirato da posizione troppo angolata piuttosto che appoggiato al libero Nenè grida vendetta.

Biondini 5,5: Il suo moto perpetuo non produce nulla di particolarmente interessante, e quando è lui a dover rifinire.... no comment.

Nainggolan 5,5: Partita con pochi acuti. Praticamente: anonimato generale.

Cossu 6: Anche lui sufficienza striminzita perchè un pò ci prova a inventare qualcosa ma: o non c'è nessuno dei suoi, o lo buttano giù gli avversari.

Thiago Ribeiro 5: Il brasiliano in questo periodo è palesemente in riserva. Quanto ci piacerebbe vederlo giocare centravanti!

Nenè 4,5: Tutto il campionario degli orrori: stop sbagliati, passaggi ancor di più, gol fallito davanti alla porta. Brutto periodo per lui.

Ibarbo 5,5: Combina poco e niente.

Larrivey 5: Non fa un granchè ma su quel pallone allo scadere ci poteva andare un pò più cattivo. E sarebbe stato il pari.

Ficcadenti 5: Vede che questo schieramento offensivo non sta producendo nulla di buono (tradotto occasioni e gol) da ormai un mese e che fa? Continua ad insistere su quel binario. Ma a forza di tirare la corda si spezza...

BUON COMPLEANNO, NUMERO 11!



Quel numero di maglia non lo si vede più sfrecciare al Sant'Elia. A pensare all'attuale difficoltà dell'attacco del Cagliari ad andare a rete, proviamo un pò di nostalgia per le sue sgroppate, per le sue bordate di sinistro, per le scene dei numerosi portieri che hanno raccolto mestamente gli oltre duecento palloni da lui scagliati dentro la rete.
Dopo di lui anche altri hanno onorato quella maglia numero undici, regalando emozioni, prodezze e reti. Ma mai nessuno come e quanto lui. 
Buon compleanno, Rombo di Tuono... 

domenica 6 novembre 2011

ATALANTA-CAGLIARI 1-0, il tabellino



11° GIORNATA (6 novembre 2011)
ATALANTA-CAGLIARI  1-0
ATALANTA: Consigli, Masiello (94’ Ferri), Lucchini, Capelli, Peluso, Schelotto, Carmona, Cigarini, Bonaventura (82’ Pettinari), Moralez (71’ Marilungo), Denis. A disposizione: Frezzolini, Gabbiadini, Raimondi, Minotti. Allenatore: Colantuono.
CAGLIARI: Agazzi, Perico, Canini, Ariaudo, Agostini, Biondini (89’ Ekdal), Nainggolan, Conti, Cossu (83’ Ibarbo), Nenè, Thiago Ribeiro (86’ Larrivey). A disposizione: Avramov, Gozzi, Rui Sampaio, Cepellini. Allenatore: Ficcadenti.
Arbitro: Giacomelli di Trieste.
Rete: 80’ Denis.
Spettatori: 8.000 circa.
Statistiche Cagliari: Falli 15(134); Corner 4(46); Tiri in porta 2(36); Tiri fuori 2(46); Fuorigioco 2(16). Ammoniti 2(20): Conti, Biondini.
(tra parentesi i totali di campionato)

UN ATTACCO CHE NON C'E'


Atalanta-Cagliari 1-0

Siamo alle solite. Anche con l'Atalanta si ripresenta il medesimo copione delle ultime cinque partite, quella degli zero a zero o, per essere più precisi, dei zero gol segnati dal Cagliari (rigore di Cesana a parte) e dei pur rari gol segnati ogni tanto dall'avversaria di turno.
Stavolta il solito possibile risultato senza reti viene "rovinato" dallo spunto di Denis e dall'errore di Canini che fruttano, a dieci minuti dalla fine, il gol del successo atalantino. Dalla parte del Cagliari nulla cambia tranne la triste constatazione della cronica scarsità di schemi offensivi, della lentezza nel far ripartire l'azione e, non ultimo, quando ogni tanto l'errore difensivo riesce a portare al tiro qualche giocatore in maglia rossoblù, l'incapacità di metter dentro il pallone.
Che dire a questo punto? E' solo colpa di Ficcadenti se Conti, sfruttato uno svarione di un difensore, decide di tirare in porta dalla linea di fondo (con conseguente specchio di porta notevolmente ridotto) anzichè passare a Nenè, solo al centro dell'area? E' colpa del mister se lo stesso attaccante trova la palla giusta per il pareggio a tempo scaduto e batte addosso al portiere, come sempre gli riesce in questo periodo? O se Larrivey si trova un'altro pallone in mischia a tempo oltre che scaduto e ci va molle come se la palla avesse un detonatore inserito?
Ovviamente queste non sono colpe di Ficcadenti, che comunque continua ad insistere con il medesimo schema rivelatosi fallimentare in fase offensiva, almeno nell'ultimo periodo. In un certo senso il riportare Cossu alla sua posizione preferita si è rivelato positivo per il rendimento del trequartista isolano ma deleterio per la squadra, anche perchè a una sua maggiore partecipazione nelle azioni d'attacco non c'è stata la conseguenza di una corrispondente verve da parte delle due punte, al solito lontane dalla zona calda.
Il Cagliari così appare come una coperta troppo corta. Probabilmente per assicurare una maggiore partecipazione all'offensiva è necessario scoprire la parte bassa dello schieramento.
In effetti, guardando le partite della squadra si nota che, dal portiere fino alla linea di centrocampo, non gioca affatto male. Superata la trequarti avversaria, va in scena il vuoto.
Oggi, passato il primo tempo di nullità completa, i rossoblù hanno preso in mano le redini della gara e sembrava potessero colpire da una parte all'altra. Ma poi, arrivati in prossimità dell'area, è subentrata la lentezza. La mancanza di inventiva. L'aborto della fantasia.
Della serie: siamo bravi a fare il compitino, ma non riusciamo a sorprendere. Non c'è uno che salti l'uomo, non un'azione di prima in velocità. Prima di tutto, coprire gli spazi.
In un certo senso, ciò è figlio della mediocrità tecnica di questo campionato dove c'è poco spazio per lo spettacolo e ogni tanto alcuni della classe operaia riescono pur faticosamente a trovare spazio tra la classe dirigente.
A ben guardare negli anni sessanta, settanta e ottanta si segnava meno, Ma oggi, in tempi di visibilità totale e di tv invadente, tutti possono vedere. E allora non conta solo vincere, ma soprattutto divertire.  E il Cagliari di questi tempi sta riuscendo nell'impresa di evitare entrambe le cose.