venerdì 26 agosto 2011

AMARCORD.

Niente da fare. Nonostante gli scongiuri degli insaziabili del pallone, l'astinenza dovrà protrarsi ancora per qualche settimana. Niente Milan. Niente campioni d'Italia da ammirare al vetusto Sant'Elia. Niente ritorno di Allegri nell'isola. Niente stuoli di ragazzine adoranti davanti all'hotel dei rossoneri.
Non ci resta che ricordare. Di quelle poche volte che si è riusciti a vincere contro il diavolo rossonero. Questa è la prima, ormai vecchia più di quarantacinque anni.


* (6 giugno 1965 - Cagliari-Milan 2-1)
È l’ultima di campionato della serie A 1964/65. Per il Cagliari sarà solo una passerella, al termine della prima apparizione nella massima serie, cominciata malissimo ma poi diventata quasi trionfale nel girone di ritorno, dove i ragazzi di Silvestri sono saliti dall’ultimo posto del girone di andata alla settima posizione attuale.
Per il Milan invece i novanta minuti dell’Amsicora sono importantissimi, essendo l’ultima spiaggia per raggiungere in testa i cugini nerazzurri, due punti più in alto. Per Rivera e compagni occorrerebbe infatti vincere a Cagliari (contro una squadra ormai senza più motivazioni di classifica, dunque apparentemente sazia) e sperare in una sconfitta interista a San Siro contro un Torino in gran forma. Difficile ma non impossibile.
Ma il Cagliari del girone di ritorno non è più la spaurita squadra che alla fine dell’andata aveva ottenuto appena nove punti (in 17 partite), ora batterla è diventata un’impresa per chiunque, e i ventitrè punti conquistati nelle sedici partite (prima di questa ultima sfida) del ritorno sono un biglietto da visita poco raccomandabile per le avversarie.
E infatti i rossoblù giocano come sempre avviene da alcuni mesi a questa parte, con impegno e grande qualità di gioco, sorprendendo i giocatori milanisti che forse pensavano di trovare la “porta spalancata” per le loro piccole speranze di scudetto.
Già nella prima mezz’ora Nenè e Cera provano a scaldare le mani del portiere Barluzzi, Riva fa ammattire il suo diretto avversario Pelagalli, e al 29’ la squadra isolana è già in vantaggio, proprio con il suo giovane e promettente attaccante.
La rete viene propiziata da un lancio a palombella di Visentin per Riva, il quale scatta verso il fondocampo, dribbla Radice e con un tiro angolato fa secco Barluzzi. Uno a zero per il Cagliari, e nel frattempo anche l’Inter segna, con Jair. Lo scudetto si allontana sempre di più dalle maglie rossonere.
Ma il Milan non ci sta. La rete subìta ne accende la reazione e pochi minuti dopo lo svantaggio è necessario un miracoloso intervento del portiere rossoblù Colombo per togliere dall’incrocio dei pali un gran tiro di Noletti.
Il Cagliari ora soffre e inevitabilmente capitola sul finire del primo tempo. È Mora a segnare il pareggio, procurandosi un rigore dopo un’azione personale (fallo di Tiddia, un po’ dubbio per la verità), e realizzando personalmente dal dischetto.
Con la ripresa le speranze del “Diavolo” riprendono consistenza, anche perché il Torino ribalta clamorosamente la partita di San Siro, segnando con Simoni e Ferrini. L’Inter è ora distante di un solo punto, ma al Milan serve la vittoria.
Ma il Cagliari non ha nessuna intenzione di elargire favori. Al quinto della ripresa, infatti, Rivera potrebbe segnare con una facile conclusione da pochi metri, praticamente a colpo sicuro; la sua esultanza è però soffocata sul nascere dal colpo di reni di Colombo, che gli devia incredibilmente il pallone.
Sul capovolgimento di fronte, per loro arriva la beffa. Riva avvia l’azione di rimessa e serve Cappellaro, quest’ultimo avanza e smarca Visentin, il quale giunge in area, stoppa e con un diagonale supera per la seconda volta il portiere rossonero.
È il gol che manda il Cagliari fino al sesto posto e cuce lo scudetto nelle maglie dell’Inter. I milanisti vanno in bestia per il “troppo impegno” profuso dal già salvo Cagliari, e a fine partita il terzino Pelagalli, umiliato per tutta la partita dal ventenne Riva e in preda alla una sbornia antisportiva da “post-sconfitta”, profetizza a freddo davanti ai taccuini dei cronisti sulla futura carriera del giovane attaccante di Leggiuno: “Riva? Niente di straordinario. Bisogna andarci piano ad esaltare un giocatore così”.
Degno di Nostradamus.

Cagliari: Colombo, Martiradonna, Tiddia, Cera, Vescovi, Longo, Visentin, Nenè, Cappellaro, Greatti, Riva. Allenatore: Silvestri.
Milan: Barluzzi, Pelagalli, Noletti, Santin, Maldini, Radice, Mora, Lodetti, Amarildo, Rivera, Fortunato. Allenatore: Gipo Viani.
Arbitro: Francescon di Padova.
Reti: 30’ Riva, 41’ Mora su rigore, 52’ Visentin.
Spettatori: 30.000 circa.

* (tratto dal libro "Fischio D'Inizio", A. Masala, ed. 2010)

giovedì 25 agosto 2011

NON E’ LO SCIOPERO DEI MILIONARI


 Ringraziamo Davide per il post qui di seguito:

Facile scandalizzarsi quando a scioperare, ad incrociare le braccia, anzi in questo caso le gambe, sono i calciatori. Si grida allo scandalo, ci si chiede cosa mai possano pretendere dei pluri milionari il cui “lavoro” consiste nel rincorrere un pallone.
Ebbene, non rovinateci il nostro gioco, dico da tifoso, non fermate la tanto attesa prima di campionato, non finite di romperci il giocattolo dopo che abbiamo subito anche gli ultimi scandali sul calcio scommesse: insomma, lasciateci sognare e divertire.
Ma poi ti fermi, ti informi, verifichi e ti rendi conto che i calciatori hanno ragione, che il loro contratto collettivo nazionale deve essere rispettato come qualsiasi altro e che in verità se ci si ferma e non si gioca la colpa risiede nell’arroganza delle società di calcio che si rifiutano di fatto di tutelare dei principi base per il rispetto della professionalità dei calciatori e della loro attività sportiva.
Ma c’è di più: il problema non è tanto chiedersi come possano i signori del calcio avere delle pretese. La problematica, che spesso i media non evidenziano alimentando così la rabbia dell’opinione pubblica nei confronti dei calciatori, vive nel dramma di tutti quei calciatori professionisti di Lega Pro (vecchie C1 e C2) che milionari non sono. Sono centinaia i professionisti delle serie minori che percepiscono stipendi pari a quelli di qualsiasi operaio e sono sempre più coloro che non percepiscono nulla, che davvero rischiano di finire in strada. Basta andare a vedere quante sono le società che ogni anno falliscono, che puntualmente non pagano i propri calciatori, calciatori che si ritrovano per protesta (vedi la mitica Pro Patria) ad occupare gli spogliatoi e lo stadio e vivere lì senza soldi assistiti nei bisogni più elementari da tifosi e cittadini.
Ma allora perché si rischia di non giocare? Per colpa delle società di calcio (quasi tutte) di prima fascia: di serie A, che non firmano e non avvallano un caposaldo sacrosanto del contratto in oggetto.
Vi è insomma una negazione di diritti che ora spiego meglio.
Inutile insistere, non si sciopera per soldi. Come in Spagna, ad esempio, dove 7 club hanno circa 50 milioni di stipendi mai pagati. Si sciopera sul famoso articolo 7 del contratto. Le società vogliono la possibilità di allenamenti differenziati, qualora la rosa abbia dei giocatori in esubero. Cosa vuol dire? Che si formerebbe una rosa di giocatori più importanti, e una rosa di giocatori meno importanti, destinati a non giocare mai e per cui l'allenamento sarebbe solo l'anticamera della cessione. I presidenti firmano liberamente i contratti e la loro durata, sono loro stessi a gonfiare le rose. E i giocatori non a torto vedono nell'allenamento differenziato una maniera legale per ammorbidire i giocatori di cui ci si vuol disfare, obbligandoli ad accettare determinate offerte, a spalmare l'ingaggio, a rivedere il contratto e così via. Insomma a levarsi dai piedi. In pratica una specie di reintroduzione mascherata del cosiddetto "vincolo", in vigore negli anni 60, quando erano i club a stabilire dove i giocatori dovevano andare. Senza possibilità per i calciatori di rifiutare.
Per cortesia, non chiamiamolo lo sciopero dei milionari.
Un trattamento così sarebbe un danno per Totti, Del Piero, Ibra… figuriamoci per un ragazzo che guadagna due soldi in serie C1 e C2 e che nessuno conosce.

mercoledì 24 agosto 2011

CAGLIARI-ALBINOLEFFE 5-1. VERA GLORIA O FUMO NEGLI OCCHI?



Hanno dunque fatto bene le oltre cinquemila persone che, assiepate per la maggior parte nel settore distinti (curve chiuse) e, a prezzi popolari, hanno potuto nutrire la propria curiosità per l’esordio stagionale del Cagliari al Sant’Elia.
La curiosità stava proprio nel vedere i (pochi) nuovi arrivati in maglia rossoblù e cominciare a saggiare quella che potrebbe essere la loro reale utilità nel complesso già rodato che lo scorso campionato ha mostrato due facce completamente opposte. Quella di squadra solida e dai meccanismi di gioco ormai oliati (fino a marzo) e poi quello di un complesso di giocatori senza nerbo e senza particolare voglia di far male agli avversari.
Alla fine è venuta fuori una partita divertente, ricca di gol e di occasioni da rete. L’avversario non era effettivamente uno dei più temibili, però neppure i più ottimisti avrebbero immaginato una goleada di simili proporzioni.
Alla fine viene da chiedersi: che Cagliari si vedrà in questo campionato? Una domanda da porre anche al presidente Cellino anche per capire quali saranno le sue reali (a parte quelle parlate, che sono solite cambiare con frequenza periodica) strategie sulla squadra che si appresta a cominciare il suo ottavo campionato consecutivo in serie A.
Partendo da Cagliari-Albinoleffe, proviamo a rispondere a chi si è esaltato, e ai soliti criticoni che hanno sminuito la rotonda vittoria. Entrambi avrebbero ragione. Forse.

Perchè esaltarsi:
- Il Cagliari visto con l’Albinoleffe è sembrata una squadra capace di giocare con la palla a terra, di buone geometrie e dalle trame abbastanza lineari. Semplice: i nuovi innesti non c’erano, e la squadra era praticamente quella della scorsa stagione. I giocatori si conoscono, e così giocano.
- Larrivey: è finalmente il giocatore che tutti speravano che fosse? Chissà. Però intanto segna quattro gol (tre validi), colpisce una traversa e partecipa attivamente al gioco. D’accordo, ogni tanto sbaglia qualche facile stop, ma si sa che non ha il piede di Zidane. Però è stato preso per segnare, non per deliziare il pubblico con tocchi sopraffini. Almeno in questa partita lo ha fatto. Visti i trascorsi deludenti, da rivedere. La concorrenza è tanta là davanti, dopo la tripletta se la gioca anche lui.
- Squadra solida. La difesa appare sempre più sicura, e se un giovane dotato come Ariaudo deve fare panchina è tutto dire. Il centrocampo, senza assenze, è un misto di quantità e qualità: Conti è una sicurezza, Nainggolan sarà uno dei prossimi uomini mercato con cui fare cassa e Biondini (se rimarrà) è sempre il solito, magari non stilisticamente perfetto, ma efficace il più delle volte. Pisano e Agostini sulle fasce offrono affidabilità ed esperienza. Discorso Larrivey a parte, Nenè sembra già in palla. Nel primo tempo, quando la partita era in bilico, è stato lui il più pericoloso. Cossu? La sua tecnica e la sua inventiva sono imprescindibili per questa squadra.

Perchè non esaltarsi:
- L’Albinoleffe è squadra di medio-bassa statura di serie B. Che potesse essere una partita ad armi impari ci poteva stare, visto il differente tasso tecnico tra le due squadre.
- La squadra avversaria è rimasta in dieci (e in svantaggio) per due terzi di partita. Dopo l’1-0, anche sofferto pur se a lungo cercato, è stato molto facile per il Cagliari dilagare contro una squadra di categoria inferiore e oltretutto in inferiorità numerica.

Sabato sera per il Cagliari e il nuovo mister Ficcadenti ci sarà la vera prova della verità. Il Milan campione d’Italia, pur mezzo azzoppato, è un banco di prova ben più attendibile. Stavolta lo stadio non sarà tutto rossoblù, ma in genere è all’inizio del campionato, quando le “grandi” sono ancora un pò in rodaggio, che c’è qualche speranza di tirar loro qualche sgambetto. Poi, quando il torneo entrerà nel vivo, non ce ne sarà più per nessuno.

coppa Italia - CAGLIARI-ALBINOLEFFE 5-1



Cagliari, 21 agosto 2011

CAGLIARI: Agazzi, Pisano (69' Perico), Canini, Astori, Agostini (69' Ariaudo), Biondini, Conti, Nainggolan, Cossu, Nenè (74' Ceppelini), Larrivey. Allenatore: Ficcadenti.
ALBINOLEFFE: Tomasig, Regonesi, Piccinni, Lebran, Salvi, Laner (39' Luoni), Hetemaj, Previtali, Foglio (73' Cia), Torri, Cocco (52' Pacilli). Allenatore: Fortunato.
ARBITRO: Doveri di Roma.
RETI: 35' rig. Nenè (C), 40' Larrivey (C), 50' Conti (C), 51' Larrivey (C), 63' Torri (A), 68' Larrivey (C).
Spettatori: 5.000 circa.