sabato 21 gennaio 2012

L'ILLUSIONE OTTICA DI GIOCARE NEL VUOTO


Le condizioni dello stadio cagliaritano sono ormai desolanti. Come desolante sarà vedere domani aperti i soli settori della tribuna e della curva nord. Indecente.
Motivi di sicurezza, chiaro, per carità, ma per il futuro?
Sappiamo bene quanto sia difficile che Cellino possa riuscire a costruire il nuovo stadio, sappiamo bene quanto sia complicata la situazione per rimettere a posto il Sant’Elia dove, diciamolo chiaramente, manca un progetto e la volontà politica e amministrativa di prendere una decisione definitiva ed intervenire.
L’impressione, ormai è evidente, e che presto non ci sarà nessuna Commissione di sicurezza, nessun Prefetto, nessun Sindaco che si assumerà la responsabilità di dare l’agibilità per l’ingresso del pubblico, anche in misura ridotta appunto ai soli settori “permessi” per domani, mentre tutto avanza senza sapere come si risolverà e se si risolverà quanta ormai imbarazzante e vergognosa vicenda.
Domani anche per Sky sarà dura. I calciatori scenderanno in campo passando da sotto i distinti. L’immagine sarà quella dell’apparenza di uno stadio vuoto davanti e sulla destra per chi guarda da casa. Un’indecenza che né il Cagliari, né i suoi tifosi, né la Sardegna sportiva meritano. La parola "imbarazzante" per descrivere ciò appare un eufemismo.
In barba anzi tutto a coloro che amano seguire la squadra allo stadio, tifosi eroici – abbonati e paganti – che anche nel freddo e nel gelo, come quello che ci sarà domani per il fortissimo maestrale. Per loro, la prossima tristezza, potrebbe essere quella di esser costretti a seguire comunque la partita in Tv, perché è evidente che se si continua così, a breve il Cagliari giocherà a porte chiuse o magari in penisola (Roma o Trieste).
Altro che agibilità in caso di qualificazione europea! Allora magari il Presidente Cellino potrà copiare l’idea proprio della Triestina che, perso il pubblico, lo ha inventato disegnandolo sulle gradinate. Magari così anche le riprese Sky saranno “particolari”. Infine, non pare vi sia neppure la volontà di arrivare, in primis a comprendere il perché lo stadio sia stato abbandonato “al crollo”, e come seconda cosa, forse la più grave, “allo stadio malato”, ogni tanto si mette un cerotto, un faro nuovo, s’incolla una sedia e si tira a campare. Mentre tutto scorre, anzi mentre tutto crolla. Che vergogna, che tristezza!

(Davide Zedda)

venerdì 20 gennaio 2012

CAGLIARI-FIORENTINA E QUELLO SCUDETTO SFUMATO ALL'ULTIMA GIORNATA

1981/82, Cagliari-Fiorentina: il gol annullato a Graziani
(16 maggio 1982 - Cagliari-Fiorentina 0-0)

Non ci saranno alternative alla fine di questi novanta minuti: una delle due squadre, e con essa la rispettiva tifoseria, piangerà lacrime amare.
La Fiorentina si gioca tutto sul traguardo. A una giornata dalla fine è infatti in testa alla classifica a pari punti con la Juventus, quindi per la squadra viola diventa necessario vincere per arrivare perlomeno allo spareggio. Ma non sarà una cosa facile: l’avversaria dei viola è il Cagliari, al quale occorre almeno un punto per restare in serie A; la Juventus invece ha teoricamente una partita più abbordabile in casa di un Catanzaro che ormai non ha più nessuna necessità di classifica.
A Cagliari è maggio inoltrato e la temperatura racconta del primo prologo d’estate, ma per la sfida più importante della stagione il Poetto può aspettare ancora una settimana e così in tanti riempiono lo stadio, con tante speranze e con il cuore in gola. L’idea del Cagliari è una sola: non perdere, e per fare ciò è necessario controllare il più possibile la partita e fare in modo che arrivino pochissimi palloni dalle parti di Corti. Nella prima parte della gara i giocatori riescono benissimo nel loro intento, giocando con concentrazione e non sbagliando un solo passaggio. La Fiorentina è imbrigliata, Graziani e Massaro vedono poche palle e la fantasia di Antognoni viene limitata da Osellame che lo segue come un’ombra.
La tensione si avverte eccome, sia in campo che sugli spalti. La posta in palio è altissima per entrambe le squadre, e anche un minimo errore potrebbe compromettere gli sforzi di un’intera stagione. Nel primo tempo non succede prarticamente nulla, se si eccettua un’azione personale di Selvaggi con palla salvata all’ultimo momento da Galbiati.
I viola invece appaiono troppo tesi e raramente riescono a portarsi dalle parti di Corti, che a parte qualche uscita in presa alta, rischia poco. I risultati dagli altri campi sono comunque propizi, sia per il Cagliari che per la Fiorentina: in basso Bologna e Milan perdono entrambe, mentre lassù la Juventus non riesce a cavare un ragno dal buco di Catanzaro.
Fa caldo, tanto caldo dentro lo stadio. Ma improvvisamente un brivido assale i quasi sessanta mila del Sant’Elia. Succede dopo quindici minuti della ripresa, quando da un cross di Antognoni in seguito ad un calcio d’angolo per i viola, la palla giunge sulla testa di Graziani in mezzo all’area. L’inzuccata del futuro campione del mondo è di bassa difficoltà e la palla si deposita nella rete sguarnita. Gelo.

Una formazione della Fiorentina 1981/82
Poi arriva il sollievo. L’arbitro Mattei ha visto un’azione di disturbo di Bertoni nei confronti di Corti sul cross di Antognoni. Il gol viene annullato, e non servono a nulla le proteste dei viola: Bertoni col braccio ha ostacolato il portiere del Cagliari che usciva per prendere la palla alta, e per quel motivo Graziani ha trovato la strada spianata verso la porta spalancata.
Scampato il pericolo, il Cagliari continua a giocare abbottonato e senza correre rischi. I viola invece, che all’inizio della ripresa sembravano aver trovato un ritmo giusto, si sgonfiano, forse anche per il caldo. Nel frattempo, da Catanzaro arriva la notizia che la Juventus ha segnato. Liam Brady ha appena spiazzato su calcio di rigore il portiere dei calabresi, e così lo scudetto sta per prendere la strada di Torino. De Sisti tenta il tutto per tutto facendo entrare due forze fresche (Monelli e Sacchetti) ma è tutto inutile. Il Cagliari rischia poco e alla fine riesce nel suo intento di prendere quel punticino che gli consente di salvaguardare la serie A. E chissenefrega se la partita è stata di una noia mortale.

Cagliari: Corti, Lamagni, Azzali (87’ Logozzo), Restelli, De Simone, Loi, Osellame, Quagliozzi (46’ Bellini), Selvaggi, Marchetti, Piras. A disposizione: Goletti, Longobucco, Ravot. Allenatore: Carosi.
Fiorentina: Galli, Contratto, Ferroni, Casagrande (78’ Sacchetti), Vierchowod, Galbiati, Bertoni (78’ Monelli), Miani, Graziani, Antognoni, Massaro. A disposizione: Paradisi, Cuccureddu, Orlandini. Allenatore: De Sisti.
Arbitro: Mattei di Macerata.
Spettatori: 55.000 circa.

MEGLIO NON FIDARSI DELLA CRISI VIOLA


Stefan Jovetic

Il Cagliari ospiterà la Fiorentina in casa al Sant'Elia, domenica 22 gennaio ore 15,00, gara valida per l'ultima giornata del girone d'andata della massima serie.
Il Cagliari in ripresa è reduce dall'impresa di Torino, come ben sappiamo pari per 1-1 contro la capolista Juventus, i viola invece vengono da una sconfitta casalinga contro il Lecce.
Non c'è molto da fidarsi. Vero, la Fiorentina è in calo, ha appena venduto il suo giocatore più importante, Gilardino, il cambio in panchina voluto a furor di popolo - dentro Delio Rossi, fuori il contestatissimo Mihailovic - la piazza è in rivolta, tutti contro la squadra e la società. Ma ripeto, meglio non fidarsi, non sarà una partita facile, e i rossoblù sono chiamati alla vittoria.
A Firenze vedono chiaramente, e lo evidenziano nella contestazione, un disinteressamento da parte dei proprietari del club, la famiglia Della Valle colpevole, a sentire quelli della Fiesole e non solo, di un progressivo ed evidente distacco dalle questioni del club fiorentino.
Situazione particolare quella della Fiorentina che, partita a inizio stagione per conquistare una qualificazione europea si trova invece nella palude delle ultime posizioni di classifica. E di conseguenza sono arrivate la contestazione, la sfiducia, con un ambiente sempre più "caldo", specie dopo l'ultima partita di campionato che ha rappresentato non solo un'incredibile passo falso, ma anche una sconfitta che i viola pagano andando a staccare il biglietto per la "lotteria" per non retrocedere. Ma la Fiorentina è squadra valida: insisto, meglio non fidarsi.
Un'organico importante quindi, con diversi calciatori di assoluto valore - vedi il gioiello Jovetic, il fortissimo Vargas, giocatori dai piedi buoni come Montolivo, Beherami e l'ex Lazzari. Una difesa importante con Gamberini e Pasqual,Felipe e De Silvestri. E non dimentichiamoci di Cerci, protagonista con due reti della vittoria viola nella stagione scorsa proprio al Sant'Elia. Attento Cagliari.

(Davide Zedda)

giovedì 19 gennaio 2012

SERIE A, 18a GIORNATA, I TABELLINI

CATANIA-ROMA:  (Interrotta al 65’ per maltempo, sul punteggio di 1-1)

CESENA-NOVARA 3-1. CESENA: Antonioli, Comotto, Von Bergen, Rodriguez, Rossi, Guana, Parolo, Ceccarelli, Mutu (65' Rennella), Candreva (76' Martinez), Eder (59' Colucci). NOVARA: Ujkani, Morganella, Dellafiore, Paci, Rinaudo, Gemiti (53' Morimoto), Jensen (59' Marianini), Radovanovic, Rigoni, Mascara, Caracciolo. ARBITRO: Valeri (Roma). RETI: 20’ e 39’ rig. Mutu (C), 45’ aut. Rinaudo (C), 88' Morimoto (N)

CHIEVO-PALERMO 1-0. CHIEVO: Sorrentino, Sardo, Andreolli, Cesar, Jokic, Luciano, Bradley, Sammarco (68’ Hetemaj), Thereau, Pellissier (84’ Moscardelli), Paloschi (88’ Acerbi). PALERMO: Benussi, Munoz, Silvestre, Mantovani, Balzaretti, Migliaccio, Bacinovic (77’ Bertolo), Barreto, Vazquez (66’ Miccoli), Ilicic,  Pinilla (67’ Budan). ARBITRO: Rocchi (Firenze). RETE: 50’ Sammarco.

FIORENTINA-LECCE 0-1. FIORENTINA: Boruc, Gamberini, Natali, Nastasic, Cassani (80’ Romulo), Behrami, Salifu (46’ Lazzari), Montolivo, Vargas, Ljajic (65’ Cerci), Jovetic. LECCE: Benassi (54’ Julio Sergio), Tomovic, Esposito, Ferrario, Brivio, Cuadrado, Giacomazzi, Grossmuller, Olivera, Muriel (79’ Corvia), Di Michele. ARBITRO: Calvarese (Teramo). RETE: 66’ rig. Di Michele.

GENOA-UDINESE 3-2. GENOA: Frey, Mesto, Granqvist, Rossi, Constant, Jankovic, Veloso, Biondini, Merkel (85’ Kucka), Gilardino, Palacio (76’ Seymour). UDINESE: Handanovic, Ferronetti, Danilo, Ekstrand (78’ Pasquale), Basta, Isla, Pinzi, Fernandes (82’ Fabbrini), Armero, Floro Flores, Di Natale. ARBITRO: Doveri (Roma). RETI: 13’ Ferronetti (U), 49’ Granqvist (G), 50' Jankovic (G), 71’ Palacio (G), 75’ rig. Di Natale (U).

LAZIO-ATALANTA 2-0. LAZIO: Marchetti, Zauri, Biava, Dias (41’ Diakite), Radu, Ledesma, Lulic, Gonzalez, Hernanes (86’ Matuzalem), Rocchi (88’ Del Nero), Klose. ATALANTA: Consigli, Masiello (76’ Tiribocchi), Ferri, Lucchini, Peluso, Schelotto, Cigarini, Carmona (45’ Moralez), Padoin, Marilungo (53’ Bellini), Denis. ARBITRO: Banti (Livorno). RETI: 20’ rig. Hernanes, 90’ Klose.

MILAN-INTER 1-0.  MILAN: Abbiati, Abate, Nesta, Thiago Silva, Zambrotta (66’ Robinho), Boateng, Van Bommel, Nocerino (80’ Seedorf), Emanuelson, Pato (83' El Shaarawy), Ibrahimovic. INTER: Julio Cesar, Maicon, Lucio, Samuel, Nagatomo, Zanetti, Thiago Motta, Cambiasso, Alvarez (67’ Chivu), Pazzini (90’ Forlan), Milito (76’ Sneijder). ARBITRO: Orsato (Schio). RETE: 54’ Milito.

NAPOLI-BOLOGNA 1-1. NAPOLI: De Sanctis, Campagnaro (56’ Zuniga), Cannavaro, Aronica, Maggio (83’ Vargas), Inler (90’ Lucarelli), Gargano, Dossena, Hamsik, Pandev, Cavani. BOLOGNA: Gillet, Raggi (72’ Crespo), Antonsson, Cherubin, Pulzetti (75’ Garics), Mudingayi, Perez, Taider, Morleo, Acquafresca (72’ Ramirez), Di Vaio. ARBITRO: Brighi (Mantova). RETI: 15’ Acquafresca (B), 70’ rig. Cavani (N).

PARMA-SIENA 3-1. PARMA: Pavarini, Zaccardo, Paletta, Lucarelli, Valiani, Morrone, Musacci (72’ Pereira), Gobbi, Biabiany (63’ Santacroce), Giovinco, Floccari (90’ Palladino). SIENA: Pegolo, Vitiello (56’ Grossi), Rossettini, Terzi, Del Grosso, Angelo, Gazzi (72’ Vergassola), D’Agostino, Brienza, Destro (72’ Gonzalez), Calaiò. ARBITRO: Peruzzo (Schio). RETI: 24' Biabiany (P), 66' Valiani (P), 79' Grossi (S), 94' Giovinco (P).

CLASSIFICA: Juventus 38; Milan 37; Udinese 35; Lazio 33; Inter 32; Napoli, Roma 27; Genoa 24; Chievo 23; Cagliari, Catania, Parma 22; Fiorentina, Palermo 21; Atalanta 20; Siena, Bologna 18; Cesena 15; Lecce, Novara 12.

mercoledì 18 gennaio 2012

CAGLIARI, RASSEGNA STAMPA 18/01/2012




Si raffredda la pista di Acquafresca Battaglia è possibile
Una vittoria col Genoa e il pareggio di Torino con la Juve, l'acquisto di Dessena dalla Samp e del giovane Bovi dalla Reggiana, la partenza di Davide Biondini e la tentazione di dire basta così. Mentre il mercato di riparazione imperversa, con la ricerca dell'affarone per proiettarsi verso sogni e speranze, il Cagliari si mette alla finestra, approfittando di un gennaio non troppo freddo, e osserva.
A inizio mercato si era parlato di un intervento per reparto. Ma l'attenzione è stata spostata sul centrocampo. E così, l'arrivo immediato di Dessena ha regalato un titolare, permettendo la cessione senza troppe preoccupazioni di Biondini, ormai vicino alla scadenza del contratto, al Genoa. Adesso si cerca un sesto centrocampista per completare la rosa mediana, giovane e che accetti di andare in panchina senza troppi drammi. Abbandonata la pista del viola Romizi, l'obiettivo numero uno è l'argentino dell'Huracan Rodrigo Battaglia, mezzala dai piedi buoni che arriverebbe con la formula del prestito con diritto di riscatto già fissato a circa 2-2.5 milioni. Un giocatore utile per l'immediato, ma che verrebbe messo sotto osservazione, per inserirlo anche nel Cagliari del futuro, considerando la giovane età (Battaglia è classe '91). Il tutto, ricordando che a marzo Ballardini riavrà a disposizione anche lo svedese Sebastian Eriksson, che sta andando avanti senza troppi intoppi nella sua marcia di recupero dall'infortunio ai legamenti.
Messo a posto il centrocampo, il Cagliari si guarderà attorno. Nessuna fretta, con ancora due settimane a disposizione. Anche l'intervento sull'attacco non è più un'emergenza. Prima di tutto perché il recupero di El Kabir ha regalato un'alternativa importante e poi perché, con il ritorno di Nenè, in organico ci saranno cinque attaccanti e si darà fiducia a tutti, compreso quel Thiago Ribeiro intristito in panchina e affetto da saudade . Sperando che qualcuna delle punte riesca a sbloccarsi e ritrovare con costanza la via del gol. Le alternative, se così si possono chiamare, restano due. Ormai lontano Acquafresca, che il Bologna, a maggior ragione dopo il gol al Napoli, non intende lasciar partire, si parla del doriano Nicola Pozzi, che però è spesso frenato da continui problemi fisici, e il ceco della Lazio Libor Kozak, che però i biancocelesti potrebbero utilizzare come pedina di scambio per arrivare al cesenate Parolo. Sempre lui, in qualche modo, sulla strada del Cagliari. Nessuna fretta anche per la difesa, dove col Padova si parla del finlandese Jonas Portin, classe '86, finito in panchina con l'arrivo di Dal Canto, dopo essere stato considerato uno dei difensori più interessanti del torneo cadetto. I biancoscudati vorrebbero inserire nella trattativa Perico, ma il Cagliari non intende privarsi dell'ex AlbinoLeffe e preferisce uno scambio con Gozzi.  (Alberto Masu)


Velocità e pressing, ecco le armi del Cagliari
Ballardini ha trasformato la squadra. Ekdal, Dessena e il ritorno di Astori le sorprese più belle

TORINO. Non è "magica" la mano di Davide Ballardini. L'allenatore del Cagliari, però, è pragmatico. E' bravo a sfruttare le qualità dei singoli, per poi metterle al servizio della squadra. Ci ha messo un po' di tempo per trasmettere alla squadra il suo modo di intendere il calcio. Ha lavorato tanto sugli schemi, ore e ore trascorse sul campo di Assemini a studiare movimenti. Ora i frutti si vedono. Il Cagliari gioca con personalità, in velocità e verticalizza di più. Insomma, fa quello che il mister chiede dal primo giorno che è tornato in Sardegna.

Note liete. Ekdal e Dessena hanno confermato le loro qualità. Il primo ha sostituito Conti senza farlo rimpiangere troppo. A Torino, a parte una fase iniziale difficile per tutta la squadra, è stato un punto di riferimento per i compagni. Non ha mai buttato via il pallone, ma soprattutto ha fatto le cose semplici sia in fase di costruzione che di rottura. Dessena, se continua così, farà dimenticare presto Biondini ai tifosi. E' un giocatore che sa fare le due fasi con attenzione, ha i tempi di inserimento e contro i bianconeri si è esibito in alcuni dribbling da applausi. La società ci ha visto giusto quando ha deciso di riprenderlo dalla Sampdoria.

Difesa solida. Svarione sul gol di Vucinic a parte, il ritorno di Astori ha dato sostanza al reparto. Non è un caso se ieri Ballardini su di lui si è espresso così: «Per me, in questo momento, Davide è il miglior difensore italiano». A questo si deve aggiungere la certezza Agostini e la crescita di Pisano, ormai inserito a meraviglia nei meccanismi, ma anche più maturo. Michele Canini, invece, deve limare alcune disattenzioni. Anche l'altro ieri ha avuto un paio di amnesie, cancellate da un secondo tempo da manuale.

Serenità. Dal ritorno dalle vacanze, il Cagliari ha conquistato una vittoria e un pareggio. Quattro punti che hanno riportato la squadra in una posizione di classifica più tranquilla. Con la possibilità di chiudere il girone di andata a quota 25 se domenica i rossoblù batteranno una Fiorentina col fiatone. Poter giocare senza senza assilli per i rossoblù sarà un grande vantaggio.

Ballardini. «Il Cagliari ha fatto una buona partita, ha giocato bene, è riuscito a pressare la Juve per quasi tutta la partita». Il tecnico del Cagliari coglie segnali importanti. «Abbiamo gestito bene la palla, mettendo pressione agli avversari. La rosa del Cagliari non è molto ampia, quando mancano 4-5 giocatori soffriamo. Per noi ritrovare Astori, recuperare Conti ed El Kabir è importante e garantisce solidità». Poi non si sbilancia sugli obiettivi futuri. «E' un campionato equilibrato. L'obiettivo è recuperare tutti i giocatori, cercare di giocare bene e dare soddisfazione a tutti i sardi che hanno a cuore questa squadra». Infine racconta il no al Bologna. «E' vero, non sono voluto andare, ma prima di me erano stati contattati altri allenatori che hanno rifiutato. Credo che il Cagliari sia una squadra più adatta a me».



Cagliari al top anche senza rigori

CAGLIARI. L’aspetto più positivo del pareggio colto dal Cagliari in casa della Juventus è sintetizzato dalle poche occasioni avute dai bianconeri per vincere. A parte il gol stile Barcellona di Vucinic, se si eccettua il tiro a fil di palo di Matri nel primo tempo sull’1-0, il colpo di testa di Del Piero parato da Agazzi e il tiraccio di Krasic dal limite finito abbondantemente fuori, non si può dire che i rossoblù abbiano dovuto penare per tenere testa alla capolista del campionato. Tre occasioni abbondantemente controbilanciate dai due rigori non concessi al Cagliari. A tal proposito una tiratina d’orecchi lamerita anche il presidente Cellino che avrebbe dovuto difendere i diritti della sua squadra visto che domenica notte aveva una vetrina importantecome la Domenica Sportiva.

Sorvolare sui torti subiti o dire le cose con il sorriso sulle labbra è sinonimo di eleganza, ma in certi casi la fermezza s’impone, se non altro per pretendere un atteggiamento di equità da parte delle ex giacchette nere e designatori annessi. Gli arbitri sbagliano a favore delle grandi? Può succedere, però paghino con qualche turno di riposo forzato così come avviene al contrario, nei rari casi in cui alle grandi fanno dei torti. Invece state pur certi che se l’arbitro Guida non dovesse venire designato per la prossimadomenica sarà solo per normale turnazione. Non ci vuole Einstein a proporre questa genialata, ma se venisse applicata, la fantomatica sudditanza psicologica della categoria col fischietto sparirebbe.

Solo che i primi a non chiedere il rispetto dei propri diritti sono proprio quei presidenti che subiscono i soprusi. Eppure, tolte Juve, Milan, Inter, Napoli e Roma rimangono quindici squadre. Possibile che non riescano a unirsi per risolvere la questione una volta per tutte? Quel che più importa ad ogni modo è il piglio con cui la squadra di Ballardini ha cominciato il nuovo anno. Visto quello che ha saputo fare il Genoa con l’Udinese, il 3-0 rifilato ai grifoni sette giorni prima al Sant’Elia acquista ancora più importanza, e adesso questo 1-1 ottenuto con il gioco in casa bianconera non fa che accrescere l’autostima dei cagliaritani. Sicuramente l’allenatore e il suo staff hanno avuto dei grossi meriti per comehanno condotto la preparazione dopo le vacanze natalizie, manon è solo questo il punto.

Il Cagliari a Torino ha confermato che quando si tratta di tenere le posizioni in campo e chiudere gli spazi agli avversari è un osso duro per tutti. Semmai, dall’alto del primo posto, chi ha deluso è stata proprio la Juventus. Certo, con 18 giornate di imbattibilità non si può pretendere che la squadra di Conte sia sempre al top, però stavolta i bianconeri sono stati poco avveduti a livello strategico. Risolto il problema maggiore che era quello di sbloccare il risultato con un avversario che si chiudeva bene, gli juventini non hanno minimamente cambiato atteggiamento, lasciando al Cagliari la possibilità di agire di rimessa su spazi ampi. Ed è stato un suicidio perfetto perché pur con i noti difetti in fase offensiva la squadra rossoblù ha avuto l’opportunità di rimettere il risultato a posto e non se l’è lasciata sfuggire. Infine una doppia considerazione che riguarda ancora la Juve: se è rimasta sola in vetta dopo il mezzo passo falso (il terzo in casa, ancora contro i colori rossoblù dopo Bologna e Genoa) vuol dire che è l’anno suo. Però che tristezza: neanche uno fra i suoi giocatori è andato mai via in dribbling all’avversario. Solo passaggi elementari al compagno vicino. Se questa è l’elite della serie A siamo davvero messi male. (Nanni Boi)


martedì 17 gennaio 2012

SANT'ELIA: E ORA CHE SI FA?

Un tempo il Sant'Elia era così: tempi lontani

Dopo le notizie dei giorni scorsi sulla mancata deroga a rendere agibile per il pubblico quello che fu dello stadio Sant'Elia si è arrivati a quello che si temeva: non si sa ancora se gli appassionati di una domenica pomeriggio allo stadio possano assistere dal vivo a Cagliari-Fiorentina.
Perchè si è arrivati a tal punto? Di chi è la colpa?
Per anni si è lasciato che un impianto inaugurato per lo scudetto del Cagliari cadesse in abbandono e nessuno ha fatto nulla. Nel 1990 fu ristrutturato e vent'anni dopo questo appare un rudere che è a dir poco imbarazzante chiamare impianto sportivo.
Per anni si sono lette e dette tante cose. Che Cellino non paga l'affitto. Che la manutenzione è ora da affidarsi alla società sportiva che vi gioca, ora al comune.
Parole e nessun fatto concreto. Intanto, mentre il tabellone iniziava a dare i primi segni di coma profondo e i bagni cominciavano ad avere un aspetto peggiore di porcili per veri porci, si continuava a parlare. A vanvera.
E intanto a subire erano sempre gli stessi. Sono sempre gli stessi. Cioè i tifosi o semplici appassionati che vogliono andare allo stadio, e che non ci vanno gratis, ma pagano un biglietto d'ingresso o un abbonamento.
Poi il pur giovane Sant'Elia ha fatto come quei tipi che non si riguardano, continuavano a venir rughe, dolori alle ossa, a farsi cadere i denti. Tutto ad appena quarant'anni. E questi acciacchi divennero malanni: tabellone ormai morto, spalti inagibili e sostituiti da tre tribune di tubi innocenti, impianto di illuminazione che dà segni di cedimento, acqua che entra dal ridicolo tettuccio sopra la tribuna centrale e persino dentro la tribuna stampa, giusto per citare alcuni "malanni". Ma di chiamare il medico non se ne parla.
Poi si prosegue ancora: tornelli, file interminabili e a volte un solo cancello di ingresso per ogni settore, tessera del tifoso con l'aria dell'ennesima presa in giro. Almeno fino al prossimo morto dentro (o fuori) uno stadio, dopo il quale dovremo aspettarci i metal detector stile aeroporti.
Tutto fino al momento clou di questa settimana. Oggi è martedi e ancora non si sa se Cagliari e Fiorentina giocheranno nel deserto, o se potranno assistere alla partita solo gli abbonati e dove verranno messi (alla faccia del posto numerato) e se verranno venduti i biglietti per chi non ha l'abbonamento, etcetera, etcetera. E Sky gongola...
A questo punto non ci chiediamo di chi è la colpa, e del perchè una società di serie A con il seguito del Cagliari possa ancora giocare in un impianto del genere, e perchè e da chi non siano ancora stati risolti i problemi che ne hanno tolto l'agibilità.
Non ci chiediamo più nulla. Vogliamo solo che si faccia qualcosa. Subito. Perchè a lungo andare anche le formiche si incazzano.

lunedì 16 gennaio 2012

IL SENSO DI APPARTENENZA DEL SENTIRSI TIFOSI

Cossu segna ed esplode la gioia dei tifosi sardi accorsi a Torino

Amare il Cagliari, amarlo sempre, amarlo da sempre. Bellissimo il gol di Cossu contro la Juventus, bello essere tifoso del Cagliari quando si fa risultato a Torino, contro la capolista, più forti di tutto e tutti.
Nel post partita ascoltavo la radio, le telefonate aperte agli ascoltatori, tanta gioia, entusiasmo alle stelle, le solite critiche spesso inutili, e poi... E poi scopri il vero senso dell'essere tifoso del Cagliari. Lo scopri grazie a coloro, che nati, cresciuti e residenti a Firenze, Roma, Milano e non solo, chiamano in radio, con la voce stretta dall'emozione per quel gol di Cossu, per quel punto in casa della vecchia Signora che ricorda epoche mitiche, Riva e lo scudetto, la vittoria a Torino in Coppa U.E.F.A, o magari tempi tristi ma con il Sant'Elia pieno con i rossoblù ad un passo dalla serie C.
Quasi comincio a pensare che il Cagliari sia amato più in penisola, in Europa e nel mondo che non nelle terra dei nuraghi. "Grazie alla tv" oggi si è tifosi della Juve, del Milan e dell'Inter. Specie i più giovani non si rendono conto di quanto sia bello e quanto orgoglio dia tifare una squadra che sportivamente e non solo rappresenta un'isola, una regione, un popolo.
E via a riempire lo stadio solo quando arrivano le grandi e con metà del pubblico presente che di certo non è lì a tifare il Cagliari.
Facile la scusa dello stadio scomodo e vecchio. Ma vi ricordate quanto eravamo felici nel 1990 nel vedere il Sant'Elia rifatto a nuovo, colorato di poltroncine rosse, bianche, verdi, blu, gialle e marroni che sostituivano il nudo (e ricordo comunque comodo) cemento? Entravamo allo stadio con i cari amici di sempre, tutti abbonati alla nord. Tutti a bocca aperta... Che bello il "nostro stadio"!
Non sono passati cento anni, e dieci appena dall'inserimento delle tribune a ridosso del campo, quando tutti dicevano che figo, che figo, solo figo! Non è cambiato mica poi così tanto. Certo il Sant'Elia è stato abbandonato al degrado ma la comodità odierna è migliore rispetto a quella goduta da coloro che hanno visto seduti sul cemento, prima la Coppa dei Campioni, poi le tante sofferenze fino alla serie C?
Siamo stati comodi nel vedere l'anno della cavalcata U.E.F.A., Cagliari-Torino sotto la neve? Pioveva anche allora, faceva molto caldo, mamma che caldo, faceva freddo, sì, tanto e ci si copriva bene magari con sotto anche il pigiama e le doppie calze.
La comodità negli stadi, inutile nasconderlo, è chiesta nel nome di concetti meramente di mercato. Lo stadio che vive sette giorni su sette, sempre aperto, tra ristoranti, cinema, intrattenimento. Bello, bellissimo, ci mancherebbe, chi non vuole, tra noi tifosi, il nuovo impianto, la nuova casa del Cagliari, ci mancherebbe.
È la storia che avanza: fu prima lo "stallaggio Meloni, poi arrivò il mitico stadio di via Pola, poi il monumento della conquista sella serie A e dello scudetto, sì, l'Amsicora, troppo piccolo per contenere i soli tifosi del Cagliari (non esistevano allora le gabbie per il pubblico ospite che non c'era e non esisteva di certo in terra sarda).
Ed ecco quindi il mitico Sant'Elia dove il Cagliari scese in campo con lo scudetto cucito al petto, all'anima, alla storia di un'isola e di un popolo. Il primo scudetto al sud, inimmaginabile!
Lo spettacolo del calcio in tv da una parte allontana dagli stadi, dall'altra pretende di offrire HD e 3D e allora l'esempio da seguire dev'essere lo Juventus Stadium, lì è tutto perfetto per la tv, le mille telecamere in diretta e non. E così i nuovi tifosi che dalla Sardegna si vestono di altri colori non comprendono il valore di quei quattro mori stampati nelle maglie e nelle anime di chi, prima ha conosciuto un riscatto sociale e la ribalta nazionale grazie a Riva e compagni, poi la gioia e le lacrime di quella notte magica di Coppa Uefa in Belgio, contro il Malines, in uno stadio scomodo e ghiacciato con cinque gradi sotto zero, nel quale accorsero sardi da tutta Europa impazziti di gioia e orgogliosi per quello stemma meraviglioso, per la bandiera rossoblù del Cagliari.
Storie di sacrifici, di povertà, di riscatto, appunto, che vanno di pari passo con le gesta di una squadra che è una realtà sociologica ancor prima che sportiva. Eravamo scomodi, sì, ma eravamo felici ed orgogliosi e dicevamo e diciamo ancora forza Cagliari rispondendo: sempre!

(Davide Zedda)

JUVENTUS-CAGLIARI 1-1, LE PAGELLE



Agazzi 7: Sicuro e presente in area, salva il risultato nel finale sul colpo di testa di un Del Piero in fuorigioco. Ma se quest'ultimo fosse riuscito ad angolare la palla...

Pisano 6,5: Rispetto alla partita col Genoa si fa più prudente nelle puntate offensive, anche perché Vucinic è un brutto cliente. Nel complesso, una discreta partita.

Canini 7: Di testa nella sua area svetta quasi sempre, in una partita dove sbaglia davvero poco.

Astori 7: Qualche brutto disimpegno all'inizio, poi giganteggia come al solito e sbroglia alcune situazioni piuttosto pericolose.

Agostini 6: Meno vivace rispetto a una settimana fa, ma doveva pure preoccuparsi di limitare Pepe, il quale gol a parte non ha combinato chissà che.

Ekdal 6,5: Sull'azione del gol bianconero appare troppo lento nel lasciarsi sfuggire Marchisio. Ma per il resto svolge ottimamente il ruolo di vice Conti.

Dessena 7: Corsa e inserimenti, la sua presenza in mezzo al campo la fa sentire eccome.

Nainggolan 6: Stavolta è risultato meno brillante del solito. Proviamo a scherzarci su: o non voleva impegnarsi troppo contro i futuri nuovi compagni, oppure Cellino gli ha detto di giocare male così da farne scemare l'interessamento.

Cossu 7: A dire il vero Andrea sbaglia un po' troppo nella prima parte di gara. Ma quel gol...

Ibarbo 6,5: Anche per lui la vita è dura allo Juventus Stadium. Sono rare le volte che riesce a ripartire alla sua maniera, quando ci riesce, ci scappa il gol.

Larrivey 6: Utile nell'oscuro e improbo lavoro da pivot avanzato. Poco utile come attaccante, anche se in un modo o nell'altro partecipa all'azione del pari di Cossu.

El Kabir e Ariaudo s.v: Soffrono nel convulso finale. Il primo viene mandato in trincea, il secondo in isolamento.

Ballardini 6,5: La sua tattica funziona alla perfezione: pressing alto e buona copertura del campo mandano in difficoltà i bianconeri. Ma chissà cosa voleva fare coi cambi finali, quando la squadra viene costretta alla difesa a oltranza. In ogni caso è andata bene.

domenica 15 gennaio 2012

JUVENTUS-CAGLIARI 1-1, il tabellino


18° GIORNATA (15 gennaio 2012)
JUVENTUS-CAGLIARI  1-1
JUVENTUS: Buffon, Lichtsteiner, Barzagli, Bonucci, De Ceglie, Vidal, Pirlo, Marchisio, Pepe (67' Del Piero), Matri (72' Krasic), Vucinic (81' Borriello). A disposizione: Storari, Sorensen, Marrone, Estigarribia. Allenatore: Conte.
CAGLIARI: Agazzi, Pisano, Canini, Astori, Agostini, Dessena, Ekdal, Nainggolan, Cossu (75' El Kabir), Larrivey (71' Ariaudo), Ibarbo. A disposizione: Avramov, Gozzi, Conti, Ceppelini, Thiago Ribeiro. Allenatore: Ballardini.
Arbitro: Guida di Torre Annunziata.
Reti: 7’ Vucinic (J), 48’ Cossu (C).
Spettatori: 40.000 circa.
Statistiche Cagliari: Falli 19(265); Corner 3(84); Tiri in porta 1(68); Tiri fuori 2(81); Fuorigioco 2(44). Ammoniti 2(37): Dessena, Cossu.
(tra parentesi i totali di campionato)

CAGLIARI, UN FAVORE AD ALLEGRI


Juventus-Cagliari 1-1

Stasera si vedrà se il buon Massimiliano sfrutterà il favore, ma intanto il Cagliari si è preso il suo bel punticino in uno stadio dove lo stesso Milan era rimasto a bocca asciutta.
I segnali incoraggianti, al di là della scaramanzia, venivano dalle impressioni delle ultime settimane: i bianconeri delle ultime partite mostravano di avere un pò di fiatone, pagando il correre forsennato degli inizi, mentre la squadra di Ballardini di inizio anno è sembrata in netta ripresa rispetto al mese di dicembre.
In pratica, sulla carta e a vedere squadre e classifica è la tipica partita da 1 fisso, ma poi sul campo subentrano ben altri particolari che il blasone di una squadra.
Ballardini infatti decide, come già intuito nei giorni scorsi, di affrontare Matri e compagni sul loro stesso "terreno", ciè giocando alti e aggressivi, con pressing continuo sui primi portatori di palla, Pirlo in primis.
La sua tattica sembra però andare in fumo dopo sette minuti, quando un'azione in velocità tra Pepe, Lichtsteiner e Vucinic porta quest'ultimo a concludere in rete a porta vuota. Un'azione molto apprezzabile, veloce e tutta di prima, che la bella Juventus di questa stagione ha spesso mostrato agli spettatori. 
Dunque il Cagliari si trova a dover inseguire pur avendo impostato la gara sulle veloci ripartenze e sugli inserimenti dei centrocampisti. Il gol subìto deturpa il gioco dei rossoblù che sbagliano troppi passaggi, anche per colpa del contro pressing bianconero. Ma la Juve di questi tempi accusa un pò di stanchezza e appena cala il ritmo, sono proprio Cossu e compagni a prendere in mano il pallino del gioco e a far arretrare la squadra bianconera nella propria metà campo. Peccato non avere attaccanti in grado di concludere a rete dopo aver procurato superiorità numerica: Ibarbo nel primo tempo pasticcia troppo, Cossu spesso sbaglia l'ultima rifinitura, e Larrivey appare proprio il tipo di punta meno adatto da schierare in una gara come questa, dove con il pressing alto avrebbe fatto comodo avere un giocatore ben più scattante di lui.
Poi ci sono i falli di mano non visti di Barzagli ma soprattutto di Pirlo (su un tiro di Cossu) che accendono le solite polemiche sulla discrezionalità arbitrale in partite come queste: se il primo fallo poteva essere considerato una carambola su un braccio attaccato al corpo, il secondo non rientra in questa casistica. Che fosse involontario non ci sono quasi dubbi, ma il regolamento prevede che in casi del genere (il pallone viene deviato dalla sua traiettoria) la volontarietà non venga considerata e il fallo venga sanzionato.
Ci chiediamo a parti invertite, cioè con Pirlo al tiro e Cossu a deviare il pallone, quale sarebbe stata la decisione arbitrale, e un mezzo dubbio sulla sua natura ci viene spontaneo. Ma tant'è...
E' comunque lo stesso Cossu, all'inizio della ripresa, a mettere la partita in parità. Ibarbo finalmente risulta vincente in un pressing a centrocampo e si invola verso l'area con i bianconeri sbilanciati. Vede Larrivey a sinistra che è solo e in quanto centravanti dovrebbe finalizzare l'azione con uno scatto e il tiro a rete. Ma, al solito l'argentino stoppa, fa tornare il difensore e ricrossa in area per l'accorrente Ibarbo, marcato.
Per fortuna Bonucci, il quale gioca titolare in Nazionale al posto di Astori, ribatte la palla debolmente sui piedi dell'accorrente Cossu che conclude con il sinistro e supera Buffon con un pallone a mezza altezza.
Dopo il pari la Juve sbanda un pò e la squadra di Ballardini la imbriglia perfettamente, facendo arrivare dalle parti di Agazzi ben pochi palloni. Poi nel finale Ballardini vede i suoi un pò stanchi (non si può pressare in quel modo per novanta minuti) e decide di cambiare la tattica in un mezzo catenaccio, inserendo un difensore e un attaccante (Ariaudo ed El Kabir) al posto di due attaccanti (Cossu e Larrivey).
Il risultato di ciò è che la squadra arretra sensibilmente e la Juve può produrre un vero assedio fino al 95mo minuto. Per fortuna la tattica funziona, anche grazie agli errori sottoporta di Del Piero, Krasic e poi Vidal, ma ci è apparsa ben più rischiosa che giocarsela a viso aperto fino alla fine.
Sorprende invece Ballardini che dichiara a fine gara di non esser rimasto contento dell'atteggiamento della squadra nel finale, quando avrebbe preferito che la squadra ripartisse palla al piede, piuttosto che spazzare e arretrare così tanto. Ma se lui mette un difensore in più, scollando le due punte rimaste isolate dal resto della squadra, non poteva pretendere qualcosa di diverso da un mucchio di palloni spazzati in tribuna...