venerdì 4 luglio 2014

ZEMAN, POCO SPAZIO AL CASO: ECCO COME LAVORA




Con l’arrivo dell’allenatore boemo in panchina, per il Cagliari si preannunciano notevoli cambiamenti tattici rispetto all’impostazione data negli ultimi anni.
Zeman lascia poco spazio alla casualità: nelle sue idee tattiche tutto deve avere un disegno ben preciso, e la pedissequa ripetizione dei giocatori di movimenti studiati e provati fino allo sfinimento è la fondamentale premessa per poi utilizzare la fantasia nella fase finale delle azioni, quelle che devono portare al gol.
Di lui si sa tanto, si sa che nelle partite delle sue squadre “l’over” è sempre in canna, come si sa che le sue difese non sono mai state impenetrabili, proprio per il motivo che non ne ha mai curato i movimenti nella stessa maniera maniacale con la quale ha invece preparato i movimenti offensivi.
Ma non tanti sanno come lavora più nel dettaglio e perché spesso le sue squadre (quando i giocatori “sposano” in toto i suoi metodi) corrono più delle altre. In primis per Zeman sono utili e mutuabili anche nel calcio i movimenti di sport come pallavolo, pallamano, baseball e hockey su ghiaccio. In particolare i movimenti offensivi di quest’ultimo sport sono parte integrante dei suoi metodi di gioco, per la loro velocità di esecuzione.
Velocità innanzitutto. E verticalizzazioni continue. In pratica la prima fase dei suoi allenamenti consta di una partita undici contro zero (avete letto bene!), con le quali vengono costruite le connessioni di giocatori della zona destra e della zona sinistra del campo. Nella prima fase si usano le mani (come a pallamano), per studiare i movimenti dei primi schemi di base. Poi c’è una seconda fase nella quale si utilizzano i piedi, ma con due regole obbligatorie: si gioca in tre tocchi e la squadra deve restare corta. Anzi, cortissima. Mentre si gioca vengono fatti entrare gradualmente gli “avversari”: prima gli attaccanti, poi i centrocampisti, e alla fine tutto il resto della squadra.
Per iniziare la fase offensiva si parte dal portiere. Quando questi ha la palla, o la passa a uno degli esterni difensivi o se questi sono marcati, deve lanciare lungo verso gli attaccanti i quali si devono occupare di creare gli spazi necessari per il proseguo dell’azione, che deve prevedere rapide verticalizzazioni.
Se invece la palla arriva a uno dei terzini, la regola è una sola: muoversi verso il centro. Secondo Zeman, con la palla al piede bisogna accentrarsi, se invece la si passa bisogna fare l’esatto contrario, per tentare di creare la superiorità numerica. Per capire meglio di cosa si tratta basta guardare alcune azioni del suo vecchio Foggia, e si nota che gli attacchi venivano sviluppati in quel modo, a una velocità supersonica.
Altra regoletta: i sei esterni (tre a destra e tre a sinistra) non devono mai restare verticali tra di loro, ma formare una sorta di triangolo, ciò per avere la doppia opzione al momento del passaggio.
Sono solo alcuni degli schemi da studiare ed applicare a memoria per permettere alla palla di arrivare pericolosamente nei pressi della porta avversaria, poi dovranno essere le invenzioni dei singoli a trasformare il pericolo in gol.
Ai tempi del Pescara Zeman organizzava in genere la settimana in questo modo: il lunedi è dedicato al lavoro aerobico, a diverse velocità, con tratte di 150 e 300 metri; il martedi ci si occupa del lavoro di forza (è il giorno più intenso per i giocatori); mercoledi partitella e giovedi corsa coi balzi per 10 o 30 metri, e progressioni di sessanta metri, per lavorare sulla velocità. Il giovedi e il venerdi (dipenderà ovviamente dal giorno della partita) si fanno esercitazioni tecnico-tattiche di intensità media.

Come è facilmente prevedibile e come è sempre stato per il tecnico boemo, per fare un lavoro di questo tipo è necessario dotarsi di giocatori dediti ai metodi dell’allenatore e soprattutto adatti a questo tipo di gioco. Se il connubio tra giocatori e allenatore riesce, c’è da divertirsi (vedi Foggia, in parte Lazio o Pescara); in caso contrario si rischia di far figuracce e far contenti gli attaccanti avversari. 
Visti gli ultimi, abulici campionati del Cagliari, è un rischio che si potrebbe anche correre.