giovedì 27 ottobre 2011

COL CESENA E' MANCATO IL CORAGGIO?


Nonostante l’ennesimo pareggio, restiamo agganciati alla parte nobile della classifica. La graduatoria si sta via via ben delineando. Juventus in testa, Lazio, Udinese e Napoli a seguire, e il Milan che a suon di vittorie ormai rientra nel gruppo che si giocherà campionato e coppe.
Manca l’Inter, ancora lontana e fuori forma, e manca la Roma, un cantiere aperto a cui serve un pò di tempo ma che lascia intravedere delle prospettive interessanti.
Il Cagliari è comunque lì in alto, e forse la vera sorpresa del campionato è proprio la compagine rossoblu. Tanti i pareggi dei cagliaritani, ma solo quello di ieri è stato deludente. A Cesena abbiamo assistito al peggior Cagliari della stagione e ad una partita inguardabile sia da una parte che dall’altra. Sono comunque cinque turni consecutivi che il Cagliari fa risultato, sconfitto una sola volta nella strana gara di Palermo.
La difesa è solida, dove Ariaudo non fa rimpiangere l’infortunato Astori, e l’impegno complessivo non sembra mancare. Ma allora cosa manca per un possibile grande salto verso le zone di classifica che valgono l’Europa? Probabilmente un pò di cattiveria e cinismo. La partita di ieri ha messo in luce la pochezza in tal senso dei ragazzi di Ficcadenti. Obbiettivamente una squadra che mira in alto, in una gara come quella di ieri, una volta in vantaggio grazie ad un calcio di rigore e con gli avversari al tappeto, e con il pubblico che inveiva contro la propria squadra sarebbe forse bastato soltanto crederci, aspettare e affondare il colpo mortale. E invece… 
I rossoblu hanno prima cercato di controllare e addormentare la gara, già lenta e noiosa a prescindere, ma non hanno mai ha cercato il colpo per il raddoppio. Non si capisce bene se sia un atteggiamento della squadra o magari una problematica di tipo psicologico o se invece il tatticismo quasi esasperante del mister Ficcadenti non sia poi la causa di questo “non proporsi” in avanti.
Se siamo in alto in classifica sicuramente il mister ha grandi meriti e sentire che “la piazza” lo vorrebbe esonerato è francamente deleterio. Non per questo non dobbiamo criticare a prescindere. E allora andiamo nel dettaglio dell’analisi tattica: finalmente Cossu gioca da trequartista o meglio, gioca libero di muoversi come meglio crede.
Francamente non si comprendono però alcune altre dinamiche. In primis Conti gioca da difensore aggiunto, imposta l’azione ma non segue poi in fase di inserimenti per offendere. Seguono gli altri centrocampisti troppo schiacciati all’indietro e quasi mai in posizione per recuperare le seconde palle. Continuano a proporsi in fascia i due terzini ma cross non ne arrivano, sia perché è complicato per Pisano e Agostini fare avanti e indietro per tutta la gara, sia perché comunque non sono proprio dei cursori in grado di mettere palle in mezzo precise da sfruttare al meglio.
Le due punte devono costantemente allargarsi per contenere e difendere. Per loro è un enorme dispendio di energie e ciò comporta poca lucidità dovuta alla stanchezza che un gioco simile comporta, quasi sempre fuori posizione in area dove arrivano spesso in ritardo e con l’aggravante che nessuno di loro rappresenta un punto di riferimento costante al centro dell’attacco. Non è questione di uomini, perché sia Thiago Ribeiro che Nenè che Larrivey si devono sacrificare in egual misura ottenendo l’identico risultato: non segnano, ma nemmeno tirano in porta.
Insomma: prima non prenderne? Concetto interessante, forse insufficiente a lungo andare, almeno con la regola dei tre punti per vittoria. Il gioco che propone il Cagliari non è bello e manca anche di quella “spensieratezza” tipica dei rossoblù di Allegri e poi in parte anche di Donadoni. Questo modo di giocare e l’atteggiamento che ne deriva ricorda, anche se solo lontanamente, quello del Cagliari guidato da Bisoli. Tutti sacrificati a difendere. Ricordate i pareggi con Bisoli? Il clima però è ben altra cosa e il paragone è anche forzato, ma il problema resta: il Cagliari non segna e l’atteggiamento non è né cinico né di piena convinzione. Atteggiamento psicologico e atteggiamento tattico da rivedere.

Davide Zedda

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