mercoledì 18 gennaio 2012

CAGLIARI, RASSEGNA STAMPA 18/01/2012




Si raffredda la pista di Acquafresca Battaglia è possibile
Una vittoria col Genoa e il pareggio di Torino con la Juve, l'acquisto di Dessena dalla Samp e del giovane Bovi dalla Reggiana, la partenza di Davide Biondini e la tentazione di dire basta così. Mentre il mercato di riparazione imperversa, con la ricerca dell'affarone per proiettarsi verso sogni e speranze, il Cagliari si mette alla finestra, approfittando di un gennaio non troppo freddo, e osserva.
A inizio mercato si era parlato di un intervento per reparto. Ma l'attenzione è stata spostata sul centrocampo. E così, l'arrivo immediato di Dessena ha regalato un titolare, permettendo la cessione senza troppe preoccupazioni di Biondini, ormai vicino alla scadenza del contratto, al Genoa. Adesso si cerca un sesto centrocampista per completare la rosa mediana, giovane e che accetti di andare in panchina senza troppi drammi. Abbandonata la pista del viola Romizi, l'obiettivo numero uno è l'argentino dell'Huracan Rodrigo Battaglia, mezzala dai piedi buoni che arriverebbe con la formula del prestito con diritto di riscatto già fissato a circa 2-2.5 milioni. Un giocatore utile per l'immediato, ma che verrebbe messo sotto osservazione, per inserirlo anche nel Cagliari del futuro, considerando la giovane età (Battaglia è classe '91). Il tutto, ricordando che a marzo Ballardini riavrà a disposizione anche lo svedese Sebastian Eriksson, che sta andando avanti senza troppi intoppi nella sua marcia di recupero dall'infortunio ai legamenti.
Messo a posto il centrocampo, il Cagliari si guarderà attorno. Nessuna fretta, con ancora due settimane a disposizione. Anche l'intervento sull'attacco non è più un'emergenza. Prima di tutto perché il recupero di El Kabir ha regalato un'alternativa importante e poi perché, con il ritorno di Nenè, in organico ci saranno cinque attaccanti e si darà fiducia a tutti, compreso quel Thiago Ribeiro intristito in panchina e affetto da saudade . Sperando che qualcuna delle punte riesca a sbloccarsi e ritrovare con costanza la via del gol. Le alternative, se così si possono chiamare, restano due. Ormai lontano Acquafresca, che il Bologna, a maggior ragione dopo il gol al Napoli, non intende lasciar partire, si parla del doriano Nicola Pozzi, che però è spesso frenato da continui problemi fisici, e il ceco della Lazio Libor Kozak, che però i biancocelesti potrebbero utilizzare come pedina di scambio per arrivare al cesenate Parolo. Sempre lui, in qualche modo, sulla strada del Cagliari. Nessuna fretta anche per la difesa, dove col Padova si parla del finlandese Jonas Portin, classe '86, finito in panchina con l'arrivo di Dal Canto, dopo essere stato considerato uno dei difensori più interessanti del torneo cadetto. I biancoscudati vorrebbero inserire nella trattativa Perico, ma il Cagliari non intende privarsi dell'ex AlbinoLeffe e preferisce uno scambio con Gozzi.  (Alberto Masu)


Velocità e pressing, ecco le armi del Cagliari
Ballardini ha trasformato la squadra. Ekdal, Dessena e il ritorno di Astori le sorprese più belle

TORINO. Non è "magica" la mano di Davide Ballardini. L'allenatore del Cagliari, però, è pragmatico. E' bravo a sfruttare le qualità dei singoli, per poi metterle al servizio della squadra. Ci ha messo un po' di tempo per trasmettere alla squadra il suo modo di intendere il calcio. Ha lavorato tanto sugli schemi, ore e ore trascorse sul campo di Assemini a studiare movimenti. Ora i frutti si vedono. Il Cagliari gioca con personalità, in velocità e verticalizza di più. Insomma, fa quello che il mister chiede dal primo giorno che è tornato in Sardegna.

Note liete. Ekdal e Dessena hanno confermato le loro qualità. Il primo ha sostituito Conti senza farlo rimpiangere troppo. A Torino, a parte una fase iniziale difficile per tutta la squadra, è stato un punto di riferimento per i compagni. Non ha mai buttato via il pallone, ma soprattutto ha fatto le cose semplici sia in fase di costruzione che di rottura. Dessena, se continua così, farà dimenticare presto Biondini ai tifosi. E' un giocatore che sa fare le due fasi con attenzione, ha i tempi di inserimento e contro i bianconeri si è esibito in alcuni dribbling da applausi. La società ci ha visto giusto quando ha deciso di riprenderlo dalla Sampdoria.

Difesa solida. Svarione sul gol di Vucinic a parte, il ritorno di Astori ha dato sostanza al reparto. Non è un caso se ieri Ballardini su di lui si è espresso così: «Per me, in questo momento, Davide è il miglior difensore italiano». A questo si deve aggiungere la certezza Agostini e la crescita di Pisano, ormai inserito a meraviglia nei meccanismi, ma anche più maturo. Michele Canini, invece, deve limare alcune disattenzioni. Anche l'altro ieri ha avuto un paio di amnesie, cancellate da un secondo tempo da manuale.

Serenità. Dal ritorno dalle vacanze, il Cagliari ha conquistato una vittoria e un pareggio. Quattro punti che hanno riportato la squadra in una posizione di classifica più tranquilla. Con la possibilità di chiudere il girone di andata a quota 25 se domenica i rossoblù batteranno una Fiorentina col fiatone. Poter giocare senza senza assilli per i rossoblù sarà un grande vantaggio.

Ballardini. «Il Cagliari ha fatto una buona partita, ha giocato bene, è riuscito a pressare la Juve per quasi tutta la partita». Il tecnico del Cagliari coglie segnali importanti. «Abbiamo gestito bene la palla, mettendo pressione agli avversari. La rosa del Cagliari non è molto ampia, quando mancano 4-5 giocatori soffriamo. Per noi ritrovare Astori, recuperare Conti ed El Kabir è importante e garantisce solidità». Poi non si sbilancia sugli obiettivi futuri. «E' un campionato equilibrato. L'obiettivo è recuperare tutti i giocatori, cercare di giocare bene e dare soddisfazione a tutti i sardi che hanno a cuore questa squadra». Infine racconta il no al Bologna. «E' vero, non sono voluto andare, ma prima di me erano stati contattati altri allenatori che hanno rifiutato. Credo che il Cagliari sia una squadra più adatta a me».



Cagliari al top anche senza rigori

CAGLIARI. L’aspetto più positivo del pareggio colto dal Cagliari in casa della Juventus è sintetizzato dalle poche occasioni avute dai bianconeri per vincere. A parte il gol stile Barcellona di Vucinic, se si eccettua il tiro a fil di palo di Matri nel primo tempo sull’1-0, il colpo di testa di Del Piero parato da Agazzi e il tiraccio di Krasic dal limite finito abbondantemente fuori, non si può dire che i rossoblù abbiano dovuto penare per tenere testa alla capolista del campionato. Tre occasioni abbondantemente controbilanciate dai due rigori non concessi al Cagliari. A tal proposito una tiratina d’orecchi lamerita anche il presidente Cellino che avrebbe dovuto difendere i diritti della sua squadra visto che domenica notte aveva una vetrina importantecome la Domenica Sportiva.

Sorvolare sui torti subiti o dire le cose con il sorriso sulle labbra è sinonimo di eleganza, ma in certi casi la fermezza s’impone, se non altro per pretendere un atteggiamento di equità da parte delle ex giacchette nere e designatori annessi. Gli arbitri sbagliano a favore delle grandi? Può succedere, però paghino con qualche turno di riposo forzato così come avviene al contrario, nei rari casi in cui alle grandi fanno dei torti. Invece state pur certi che se l’arbitro Guida non dovesse venire designato per la prossimadomenica sarà solo per normale turnazione. Non ci vuole Einstein a proporre questa genialata, ma se venisse applicata, la fantomatica sudditanza psicologica della categoria col fischietto sparirebbe.

Solo che i primi a non chiedere il rispetto dei propri diritti sono proprio quei presidenti che subiscono i soprusi. Eppure, tolte Juve, Milan, Inter, Napoli e Roma rimangono quindici squadre. Possibile che non riescano a unirsi per risolvere la questione una volta per tutte? Quel che più importa ad ogni modo è il piglio con cui la squadra di Ballardini ha cominciato il nuovo anno. Visto quello che ha saputo fare il Genoa con l’Udinese, il 3-0 rifilato ai grifoni sette giorni prima al Sant’Elia acquista ancora più importanza, e adesso questo 1-1 ottenuto con il gioco in casa bianconera non fa che accrescere l’autostima dei cagliaritani. Sicuramente l’allenatore e il suo staff hanno avuto dei grossi meriti per comehanno condotto la preparazione dopo le vacanze natalizie, manon è solo questo il punto.

Il Cagliari a Torino ha confermato che quando si tratta di tenere le posizioni in campo e chiudere gli spazi agli avversari è un osso duro per tutti. Semmai, dall’alto del primo posto, chi ha deluso è stata proprio la Juventus. Certo, con 18 giornate di imbattibilità non si può pretendere che la squadra di Conte sia sempre al top, però stavolta i bianconeri sono stati poco avveduti a livello strategico. Risolto il problema maggiore che era quello di sbloccare il risultato con un avversario che si chiudeva bene, gli juventini non hanno minimamente cambiato atteggiamento, lasciando al Cagliari la possibilità di agire di rimessa su spazi ampi. Ed è stato un suicidio perfetto perché pur con i noti difetti in fase offensiva la squadra rossoblù ha avuto l’opportunità di rimettere il risultato a posto e non se l’è lasciata sfuggire. Infine una doppia considerazione che riguarda ancora la Juve: se è rimasta sola in vetta dopo il mezzo passo falso (il terzo in casa, ancora contro i colori rossoblù dopo Bologna e Genoa) vuol dire che è l’anno suo. Però che tristezza: neanche uno fra i suoi giocatori è andato mai via in dribbling all’avversario. Solo passaggi elementari al compagno vicino. Se questa è l’elite della serie A siamo davvero messi male. (Nanni Boi)


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