martedì 29 novembre 2011

L'ALEATORIETA' DELLE SCOMMESSE


In principio c'era il Totocalcio, con la sua schedina e i suoi tredici (e poi quattordici) segni da azzeccare per vincere un sogno. Poi sono arrivate le scommesse, che prima erano clandestine e ora sono perfettamente legalizzate.
Tutto molto più facile: decidi quante partite giocare (anzi, su quale evento), anche una sola, decidi anche quanto giocare, e vedi se ci hai azzeccato. In caso positivo vai subito alla cassa e ti metti i soldi in tasca. Puoi giocare su tutto: su quale sarà il risultato della gara, su chi segna per primo, su quanti gol fanno le due squadre.
Se poi sei un presidente di una squadra di calcio, puoi persino giocare su quale allenatore verrà esonerato per primo nel tuo campionato. Basta che metti in mano qualche carriola piena di soldi a persone di tua fiducia che ti facciano da prestanome senza destare troppi sospetti, magari giochi tante somme che ne fanno una grossa su più agenti, poi licenzi il tuo allenatore con la motivazione che il feeling era svanito e che non credevi più nel suo progetto, e ti porti via una bella vagonata di denaro. Facile, no?
Se si è presidente di una squadra di calcio si scommette anche nel campo tecnico, propriamente parlando. La scommessa tecnica azzeccata è un ottimo investimento per i risultati della squadra nel breve periodo, e un redditizio investimento nel lungo.
Cellino in questo senso ne ha fatte tante. Alcune vinte, alcune perse. Buon fiuto a volte, fortuna molto spesso, grandi abbagli in altri casi.

Nel 1993 andò via il Principe Francescoli, l'unico principe a dispetto delle imitazioni successive, artefice della scalata alla Uefa, e per sostituirlo venne ingaggiato uno del Panama, tale Dely Valdes a fungere da centravanti. La scommessa fu azzeccata in pieno, pur se il panamense non aveva i piedi di Enzo. Ma la palla la metteva dentro assai spesso, anche quando sembrava dormire.
Andò molto peggio nel 1996, quando la sentenza Bosman aprì le frontiere e il presidente cagliaritano si fece prendere la mano dalla pesca miracolosa in mezzo mondo: Pascolo, Vega, Tinkler, Loenstrup e per fare gol a grappoli il rude uruguagio Romero. Quest'ultimo rinverdì i "fasti" di un certo Victorino con la stessa (nulla) media reti e per rianimare una classifica disastrosa alla fine venne prelevato l'usato sicuro composto da Sterchele, Minotti e il "cobra" Tovalieri pur di salvare il salvabile. Come poi è andata il 15 giugno 1997 se lo ricordano in tanti. Scommessa persa, stavolta.
Nel 1999 l'idolo Muzzi lascia per far cassa e far felice l'attacco dell'Udinese e ci si affida a Mboma, richiamando Oliveira e ingaggiando Morfeo. Altra scommessa persa: Mboma è bravo ma troppo narciso, Oliveira non è più quello di alcuni anni prima, e Morfeo si rivela un attaccabrighe.
Quasi dieci anni dopo è l'altro idolo Suazo a lasciare per attraccare nei lidi interisti, e il vuoto dell'attacco viene colmato dai giovani e promettenti ma sconosciuti Matri e Acquafresca, rispettivamente 24 e 19 anni (all'epoca). Non c'è bisogno di ricordare che i loro ingaggi hanno fruttato prima tanti gol, e poi tanti soldi. 

Quest'anno Cellino ci ha riprovato. Via i due attaccanti di cui sopra e avanti con i nuovi carneadi da far fruttare: El Kabir, Thiago Ribeiro, Ibarbo. Il reparto offensivo completamente rifondato. 
Parlando col linguaggio delle scommesse, quest'ultimo evento non è ancora terminato, ma guardando i numeri c'è il forte sospetto che butti male. E che ci si trovi costretti a rivolgersi al solito usato sicuro di gennaio. 
E' così quando si scommette, è tutto aleatorio.     

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