domenica 30 settembre 2012

QUARTU SFIGATA



Cagliari-Pescara 1-2

Prima di esaminare quanto il Cagliari abbia buttato via per pochezza, confusione e scarsità di idee tre punti contro una delle squadre più deboli della serie A, facciamo un pò i truzzi e diciamola alla Cellino, che lui di queste cose se ne intende: per il momento lo stadio di Is Arenas porta proprio sfiga.
Si, di quella nera, come se un'enorme "cugurra" si fosse messa a volare indisturbata sopra il nuovissimo manto erboso, dispensado a piene mani pillole di sfortuna. Tralasciando la larga vittoria della Roma che non ha avuto bisogno degli schemi Zemaniani per rifilare tre reti alla squadra rossoblù, nelle due gare finora giocate dentro lo stadio quartese non ne è andata bene una.
Due rigori sbagliati contro l'Atalanta e un portiere avversario, Consigli, in versione Yashin. Nella partita di oggi contro il modesto Pescara ecco un altro portiere che chiude la saracinesca (pur senza fare veri e propri miracoli), un palo, un salvataggio sulla linea più unico che raro (di Terlizzi sulla punizione di Cossu) e un gol su punizione dopo doppia carambola che spiazza Agazzi.
Ci sono abbastanza elementi per pensarla alla Cellino: lo stadio è parecchio sfigato. Anche se probabilmente ora il capo supremo cagliaritano penserà che da Cagliari qualcuno sta "buttando mazzine" indicibili per il fatto che ha lasciato il capoluogo.
Abbandonata questa premessa, parliamo di calcio. Ciò di quello che il Cagliari dovrebbe giocare al fine di ottenere dei risultati positivi, e che ancora una volta non si è visto a queste latitudini.
Contro una squadra meno che mediocre come il Pescara, agli abruzzesi è bastato coprire gli spazi e fare un'onesta e ordinata partita con il corollario di un paio di tiri in porta per portarsi a casa l'intera posta. Il Cagliari invece è sempre più confusionario, con azioni offensive prive di una logica e affidate solo ad iniziative dei singoli (il più delle volte Ibarbo, quando ci riesce), con sempre più croniche difficoltà nel concludere a rete in maniera efficace, un gioco sulle fasce quasi inesistente e poco movimento dei giocatori senza palla, escluso qualcuno.
Serve altro?
E' vero che se nel primo tempo almeno uno dei tre tiri consecutivi verso la porta di Perin fosse entrato, o se magari l'azione di Pinilla si fosse conclusa con il pallone in fondo alla rete, ciò avrebbe cambiato la storia della partita. E' anche vero che il primo gol pescarese è stato uno sfortunatissimo colpo di flipper con palla finita poi in buca e Agazzi gambe all'aria.
Ma è anche vero che la fortuna bisogna conquistarsela e il Cagliari attuale non sembra in grado di dare un senso logico al suo gioco ancora troppo scolastico.
Questo è il gioco di Ficcadenti, prendere o lasciare. D'altronde, se in sei partite di campionato segni appena tre gol, e di questi uno è un rigore e un altro è azione di calcio piazzato, proprio di sola "sfiga" non deve trattarsi.

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