lunedì 2 aprile 2012

LE INTERMINABILI PUNTATE DELLA TELENOVELA DEL RIDICOLO


E’ ufficiale: il Cagliari lascia la propria città per andare a giocare le restanti gare “in casa” a Trieste, al Nereo Rocco, stadio bellissimo, moderno, a norma, ma pur sempre della Triestina, non il nostro stadio.
La Lega non ha voluto sentire ragioni e come previsto, l’incubo di dover disputare le restanti partite di fatto sempre in trasferta è ormai realtà. Niente più proroghe, il Sant’Elia è inagibile. Alla faccia degli abbonati, anzitutto.
Per colpa di tutti coloro che da anni non hanno fatto nulla per evitare l’inevitabile. La Cagliari Calcio per l’ordinaria amministrazione, il comune per la straordinaria. Ci si è mossi solo alla fine, in maniera ridicola, con interventi inutili che non hanno avuto nessun esito positivo.
Nella storia del sodalizio rossoblù non ci sono precedenti simili, se non per squalifica del campo.
Ci ricordiamo il trasferimento allo stadio Amsicora, ma sempre a Cagliari si stava, in occasione della ristrutturazione dello stesso Sant’Elia in occasione dei mondiali del 1990.

Ancora, il Cagliari era stato ospite in serie B nel 2003/2004 al Manconi di Tempio proprio per consentire l’installazione delle attuali tribune in tubi innocenti che dovevano restare per al massimo una stagione, così diceva Cellino.
Nulla, proprio nulla è stato fatto per preservare, curare e preservare lo stadio cagliaritano fin dal giorno dopo i mondiali. Uno stadio che allora era bellissimo, poi è diventato scomodo, ora crolla.
E’ il guaio è davvero grande. Non solo i rossoblù dovranno conquistare la salvezza giocando sempre in trasferta (perché di questo si tratta), ma all’orizzonte nulla si muove per trovare una soluzione definitiva al problema stadio.
Ad Elmas è tutto fermo, e il sogno del nuovo impianto stile Juventus resta appunto tale, o forse peggio, un’illusione, un’altra pagina vergognosa che ormai va avanti nelle procure e non certo nel cantiere.
Tutti contro tutti, tipico del modo di fare sardo.
Situazioni poco chiare, poteri forti che si scontrano, tutto fermo.
Cellino e il Sindaco di Elmas formalmente indagati dalla Procura cagliaritana proprio per la vicenda della costruzione del nuovo stadio. I Magistrati vogliono fare chiarezza. La loro attenzione è rivolta a diverse zone d’ombra dell’intera vicenda nonché sul contenzioso in merito ai terreni di Santa Caterina, situati a ridosso dell’aeroporto, e acquistati dalla Cagliari Calcio (o meglio da una società controllata direttamente da Cellino e dalla Cagliari Calcio) la cui proprietà è invece rivendicata dalla Sogaer (la società che gestisce lo scalo cagliaritano di Elmas), che lì, proprio lì, guarda caso, dove dunque sarebbe dovuto sorgere il nuovo impianto, la nuova casa del Cagliari, vorrebbe invece iniziare i lavori per ampliare lo scalo aereo nonostante il parere contrario di tutta la comunità di Elmas e della sua Amministrazione.
Resta il fatto che nulla di concreto sembra potersi e volere fare per mettere a norma il Sant’Elia anche perché la cosa ormai è davvero complicata. Come detto, lo stadio crolla, ci sono cedimenti strutturali. Recuperarlo sembra impossibile.
E allora via di nuovo con i soliti, inutili e insopportabili confronti e dibattiti tra coloro che vogliono nell’ordine: uno stadio nuovo, l’abbattimento del Sant’Elia e la sua ricostruzione, la ristrutturazione almeno parziale dello stesso, la ristrutturazione totale dell’attuale rudere. Solo chiacchiere. Nulla di concreto, solo due certezze: la prossima stagione il Cagliari giocherà a Trieste l’intero campionato, l’amministrazione comunale non ha neppure i soldi per mettere a norma anche solo un bagno del Sant’Elia.

Cagliari e la Sardegna sportiva non meritavano questa ennesima e assurda vergogna. La dignità e l’amore dei tifosi verso la propria squadra sono stati traditi. Un’offesa storica, senza precedenti. A tutti coloro i quali hanno permesso questo triste epilogo, solo per eleganza, una sola parola: vergogna!

(Davide Zedda)

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