martedì 6 marzo 2012

CAGLIARI, BANDIRE LA PAURA


Oltre alle difficoltà di dover guidare una squadra dalla rosa corta, tanto da dover ad esempio schierare Dessena terzino e man mano altri uomini fuori ruolo, Ballardini si trova costantemente a fare i conti con defezioni, squalifiche, infortuni (quello di Pinilla proprio non ci voleva) e con tutta una serie di fattori che hanno fatto scattare l'allarme: ora la zona pericolo si è realmente avvicinata.
Le cause? Fattori tecnici da una parte, come detto (infortuni e poche alternative), fattori ambientali dall'altra. Viene da chiedersi ad esempio, quanto la società e il presidente siano vicini alla squadra.
Quanto i rumori e i malumori per la questione stadio influenzino gli umori di giocatori e staff. Quanto, l'ormai probabile disimpegno dal voler seguire la squadra da vicino da parte di Cellino già a fine stagione, possa rappresentare un ulteriore fattore di disturbo nei confronti di una squadra che ora dovrà inesorabilmente fare i conti con un finale di campionato complicato e pieno di pericoli.
Come dice una vecchia canzone dei Negrita, serve un cambio di mentalità. Perché se è vero che per evitare la retrocessione servono "solo" nove punti, è altrettanto vero che non ci si capacita di come, in queste condizioni, i punti mancanti per raggiungere la salvezza possano arrivare.
Un esempio su tutti: contro Lecce e Siena sono arrivate due sconfitte con cinque reti subite ed una sola realizzata, da Larrivey, su rigore. Come si ottengono allora questi nove punti? Anzitutto, appunto, con un radicale cambio di mentalità. Il Cagliari ha perso malamente due scontri diretti consecutivi e la situazione non è diventata ancor più pesante grazie al Genoa che ha bloccato il Lecce sul pareggio.
In coda però le altre corrono, fanno punti, ma sopratutto combattono con il coltello tra i denti. Il Cagliari invece appare perfino apatico, incapace di reagire, di cambiare mentalità, di capire che la salvezza a febbraio non esiste più. Un cambio di mentalità che deve rappresentare la base per raggiungere una modifica reale nell'atteggiamento, un cambio di mentalità che deve diventare l'elemento che porta il cuore oltre l'ostacolo.
Un lavoro di rigenerazione psicologica urgente che spetta a Ballardini nei confronti dei suoi giocatori e che deve godere del supporto incondizionato della società e del pubblico, stadio o non stadio, guai se non fosse così.
Sentendo le dichiarazioni dei rossoblù nel dopo gara di Siena, la sensazione che emergeva sembrava di paura, di frasi fatte da chi si è reso conto di esser scivolato in basso senza avere i mezzi per poter concretamente far qualcosa per invertire la rotta. E allora così diventa tutto più difficile.
A Napoli si può anche perdere, ci può stare, è nella logica delle cose, ma poi? Questo Cagliari può far male e battere il Cesena? Nove punti sono tanti, non sarà facile. Serve quindi subito, come ripetuto, un cambio di mentalità.

(Davide Zedda)

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