domenica 25 marzo 2012

MISSIONE 0-0: FALLITA!


Lazio-Cagliari 1-0

A vedere la partita dell'Olimpico è apparso proprio quello lo scopo primario del Cagliari: tornare in Sardegna con un nuovo (sarebbe stato l'ennesimo della stagione) pareggio per 0-0.
Ma come enuncia un detto di vecchia data, il diavolo spesso fa le pentole ma non i coperchi. Prima o poi ci sarebbe scappato qualcosa che avrebbe reso inutile questo intento, perchè nel calcio non ci si può affidare solo al caso o alla buona sorte. E così, a soli due minuti dal tempo regolamentare, un colpo di testa di Diakitè (ovviamente per lui è il primo gol in stagione, e secondo in assoluto, giusto per non farsi mancare niente) su azione di calcio piazzato rompe l'equilibrio e dona ad una Lazio in forte difficoltà offensiva tre punti quasi insperati e fondamentali per la rincorsa al terzo posto.
Già, perchè la Lazio odierna e in genere di questo periodo opaco, avrebbe potuto segnare solo in questa maniera, e cioè su calcio da fermo e in maniera abbastanza casuale.
Ma con il Cagliari di oggi sarebbe bastato solo un gol per portare via l'intera posta. I rossoblù non sono stati orribili come in occasione delle partite di Siena e Napoli, anzi, hanno svolto il proprio compitino con diligenza e senza rischiare più di tanto.
Ma il problema sta proprio nel concetto di "compitino". Preoccuparsi solo di limitare le offensive di una squadra che in questo momento a tutto assomiglia fuorchè al Barcellona, è sembrato delittuoso.
Ma come spesso è accaduto in questa stagione, i ragazzi di Ficcadenti prima, di Ballardini poi e di Ficcadenti ancora poi, sono sembrati privi di idee o forse di voglia di fare risultato attraverso il gioco. Per rendere l'idea, pensate all'Argentina dei mondiali 1990 e capirete. Il non-calcio in attesa del colpo di genio di qualcuno che si chiamasse Maradona.
Ma il Cagliari non ha nè Maradona, nè Caniggia, e quando il dio Fato non inventa una situazione che inventi una rete e incanali la partita su binari favorevoli (o quando non giochi col Cesena), inevitabilmente si giunge allo zero a zero, che può diventare una sconfitta quando quello stesso Fato, nella sua sintomatica casualità, decide di materializzarsi attraverso un'azione della squadra avversaria.
Una considerazione finale: prima del gol di Diakitè, Marchetti non ha praticamente dovuto compiere un solo intervento. Dopo lo svantaggio, i rossoblù hanno finalmente tentato di portare qualche offensiva, arrivando vicini al pareggio con un tiro di Ekdal in pieno recupero.
Cosa significa ciò? Che se ci si mette a giocare a calcio, qualche tiro in porta è possibile farlo e che non tirare in porta non è solo merito delle impenetrabili difese avversarie.
E questa non è un'attenuante, ma un'aggravante...

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