martedì 27 marzo 2012

CAGLIARI, QUELLO "STILE" CHE NON ESISTE PIU'


Il passato, la storia, anche quella sportiva, ci permette di comprendere meglio anche il presente. E allora...
C'era una volta un allenatore, praticamente sconosciuto, che venne a guidare il Cagliari quando si giocava in serie C1, quando si era perfino rischiato il fallimento societario, e la retrocessione in C2 fu evitata con non pochi rischi. Era il 1988, un giovanissimo Claudio Ranieri disse sì alla dirigenza sarda in cambio di pochi soldi, e con tanto entusiasmo. Lui, romano, ex centrocampista e capitano del Catanzaro, esonerato pochi mesi prima dal Campania Puteolana. Una squadra campana che giocava in un campo in terra battuta attorno alle palazzine con i panni stesi e dove si tolse la soddisfazione di battere anche il Cagliari appena retrocesso in serie C.
Il presidente del Cagliari era Tonino Orrù, un signore di altri tempi, che rimettendo di tasca suon di miliardi, evitò la scomparsa del Cagliari Calcio. Evitò alla Sardegna sportiva l'umiliazione più grande: portare i libri in tribunale per la messa in liquidazione e fallimento del sodalizio che vinse lo scudetto nel 1970. Fece davvero qualcosa che in pochi avrebbero fatto. Lo fece per amore, senza secondi fini, appunto, rimettendoci diversi miliardi. Ranieri resterà nel cuore e nella memoria dei tifosi e della storia del Cagliari. Infatti con in mano una squadra organizzata alla meglio, composta da giovanissimi calciatori sconosciuti arrivati in prestito, qualche calciatore anziano rimasto nonostante si andasse verso il fallimento, Ranieri, il geniale direttore sportivo Carmine Longo e appunto la famiglia Orrù, incominciarono con entusiasmo, sacrificio, intelligenza e amore vero per i colori rossoblù un'avventura d'altri tempi. Doppia promozione dalla C alla A, una vittoria in Coppa Italia di serie C, una salvezza al limite del miracoloso nella massima serie. Esisteva perfino il problema stadio. Il Cagliari giocò nel mitico Amsicora, non certo comodo, le gare in casa durante il periodo di ristrutturazione del Sant'Elia in vista dei mondiali di calcio del 1990. Vi ricordate la curva Ovest? Tubi innocenti, una rete metallica, entusiasmo alle stelle. In poco tempo capienza non sufficiente per contenere tanta voglia di calcio. Niente Milan, Juve, Inter, Roma. Di scena Perugia, Francavilla, Ischia, Giarre, Nocerina, Licata. Perché tanto amore per una squadra in serie C? Perché tanto entusiasmo per un manipolo di calciatori sconosciuti? Perché? Semplice: sapevano trascinare, sapevano regalarci emozioni vere, forti, intense, sincere, pulite. Una filosofia di gruppo meravigliosa. Tutti amici, tutti a disposizione, tutti pronti a farsi trovare pronti quando mister Ranieri chiamava. Una formazione indimenticabile: Jelpo, Festa, Davin, De Paola, Valentini, Giovanelli, Cappioli, Pulga, Piovani, Bernardini, Coppola.
La filosofia era semplice. La società restava quasi in disparte, altro che lettere di contestazione per l'orata da quattro chili inviata a Sonetti da parte di Cellino. Altro che licenziamento per giusta causa ai danni di Ballardini per cercare in ogni modo di risparmiare i soldi sullo stipendio del tecnico ravennate. Altro che fesserie di questo tipo. Altro che licenziamenti perché magari il tecnico di turno non vestiva elegante, è grasso, porta sfiga. No, la famiglia Orrù stava vicina alla squadra con semplicità, per amore della squadra. Lasciava fare a quel giovane e sconosciuto tecnico che poi fu appetito da mezza Italia da subito.
Una cosa mi resterà sempre impressa a proposito della mentalità dell'allenatore Ranieri. Ribadiva sempre, in ogni occasione, in qualsiasi stadio si andasse a giocare, anche quando finalmente si tornò a giocare a Milano, Torino, Genova, una cosa tanto semplice da dire quanto complicata da porre in atto: "Andiamo a giocare in ogni campo per cercare di imporre il nostro gioco. Poi, se gli avversari saranno più forti di noi ne prenderemo atto. Dobbiamo però sempre uscire da ogni campo a testa alta".

La storia finisce. Si torna ai giorni nostri. Il presidente Cellino non dimostra né amore per la squadra né di avere le idee chiare. A lui il grande merito di esser riuscito in questi venti anni di presidenza a garantire quasi sempre la serie A a noi tifosi e alla Sardegna sportiva.

Lo stadio è un problema ma anche un buon viatico per distogliere l'attenzione sul fatto che in casa Cagliari Calcio non esiste nessun progetto se non quello appunto della costruzione dello stadio e di restare in serie A in virtù anzitutto delle disgrazie altrui.
Racimolare in qualche modo i punti che mancano per conservare la massima serie che tanto vale in termini economici. Altro non esiste. Un bene assoluto la salvezza, ma il modo e la filosofia con la quale si cerca di mantenerla sfiorano il patetico, la vergogna.
E il mister? La sua filosofia? Andiamo a giocare in ogni campo per cercare lo zero a zero. Ci guardiamo bene dal fare anche solo un tiro in porta e quindi di non impensierire mai i nostri avversari. Le punte difenderanno sulle fasce, non utilizzeremo neppure le tre sostituzioni.
Questa è la filosofia attuale che evidentemente è cosa gradita anche al presidente. Inutile girarci intorno.
Si è vinto contro il Cesena in maniera facile. Due rigori a favore, gli avversari arresi ancor prima di iniziare la gara e poi finiti anche in nove.
La massima serie verrà conservata, la dignità è andata persa, lo stadio un pretesto, noi tifosi profondamente delusi e traditi.

(Davide Zedda)

3 commenti:

  1. grazie Cobra un bellissimo pezzo...e grazie anche di averci ricordato che signore era Orrù a cui forse molti di noi neanche hanno detto grazie
    giuseppe trogu

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    1. Ma perche' i servi del Tanalla non se lo studiano a memoria questo mitico pezzo !!!!!!!!!!!!!!!

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  2. Claudio Ranieri, orgoglio italiano alla guida del Leicester, prima in Premier League!

    http://www.statistiche-lotto.it/leicester-city-bookmakers-quota-5000

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