giovedì 25 agosto 2011

NON E’ LO SCIOPERO DEI MILIONARI


 Ringraziamo Davide per il post qui di seguito:

Facile scandalizzarsi quando a scioperare, ad incrociare le braccia, anzi in questo caso le gambe, sono i calciatori. Si grida allo scandalo, ci si chiede cosa mai possano pretendere dei pluri milionari il cui “lavoro” consiste nel rincorrere un pallone.
Ebbene, non rovinateci il nostro gioco, dico da tifoso, non fermate la tanto attesa prima di campionato, non finite di romperci il giocattolo dopo che abbiamo subito anche gli ultimi scandali sul calcio scommesse: insomma, lasciateci sognare e divertire.
Ma poi ti fermi, ti informi, verifichi e ti rendi conto che i calciatori hanno ragione, che il loro contratto collettivo nazionale deve essere rispettato come qualsiasi altro e che in verità se ci si ferma e non si gioca la colpa risiede nell’arroganza delle società di calcio che si rifiutano di fatto di tutelare dei principi base per il rispetto della professionalità dei calciatori e della loro attività sportiva.
Ma c’è di più: il problema non è tanto chiedersi come possano i signori del calcio avere delle pretese. La problematica, che spesso i media non evidenziano alimentando così la rabbia dell’opinione pubblica nei confronti dei calciatori, vive nel dramma di tutti quei calciatori professionisti di Lega Pro (vecchie C1 e C2) che milionari non sono. Sono centinaia i professionisti delle serie minori che percepiscono stipendi pari a quelli di qualsiasi operaio e sono sempre più coloro che non percepiscono nulla, che davvero rischiano di finire in strada. Basta andare a vedere quante sono le società che ogni anno falliscono, che puntualmente non pagano i propri calciatori, calciatori che si ritrovano per protesta (vedi la mitica Pro Patria) ad occupare gli spogliatoi e lo stadio e vivere lì senza soldi assistiti nei bisogni più elementari da tifosi e cittadini.
Ma allora perché si rischia di non giocare? Per colpa delle società di calcio (quasi tutte) di prima fascia: di serie A, che non firmano e non avvallano un caposaldo sacrosanto del contratto in oggetto.
Vi è insomma una negazione di diritti che ora spiego meglio.
Inutile insistere, non si sciopera per soldi. Come in Spagna, ad esempio, dove 7 club hanno circa 50 milioni di stipendi mai pagati. Si sciopera sul famoso articolo 7 del contratto. Le società vogliono la possibilità di allenamenti differenziati, qualora la rosa abbia dei giocatori in esubero. Cosa vuol dire? Che si formerebbe una rosa di giocatori più importanti, e una rosa di giocatori meno importanti, destinati a non giocare mai e per cui l'allenamento sarebbe solo l'anticamera della cessione. I presidenti firmano liberamente i contratti e la loro durata, sono loro stessi a gonfiare le rose. E i giocatori non a torto vedono nell'allenamento differenziato una maniera legale per ammorbidire i giocatori di cui ci si vuol disfare, obbligandoli ad accettare determinate offerte, a spalmare l'ingaggio, a rivedere il contratto e così via. Insomma a levarsi dai piedi. In pratica una specie di reintroduzione mascherata del cosiddetto "vincolo", in vigore negli anni 60, quando erano i club a stabilire dove i giocatori dovevano andare. Senza possibilità per i calciatori di rifiutare.
Per cortesia, non chiamiamolo lo sciopero dei milionari.
Un trattamento così sarebbe un danno per Totti, Del Piero, Ibra… figuriamoci per un ragazzo che guadagna due soldi in serie C1 e C2 e che nessuno conosce.

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