domenica 20 ottobre 2013

CUORE SANT'ELIA


Cagliari-Catania 2-1

Alla fine c'è voluto il cuore per portare a casa i tre punti dopo quasi due mesi.
Il Sant'Elia versione 4.0 si rivela ancora una volta un ottimo amuleto per un nuovo esordio, nonostante il solito errore in difesa su palla alta e nonostante un rigore sbagliato. Inutile girarci intorno: senza il costante apporto dei quasi 5.000 commoventi tifosi, finalmente in grado di poter sostenere da vicino la propria squadra dopo otto mesi (e quasi due anni di assenza dallo stadio cagliaritano), probabilmente la vittoria non sarebbe arrivata.
Il Sant'Elia è ancora un cantiere a cielo aperto e più di quel numero di spettatori, al momento non può ospitare, però l'entusiasmo di chi si è visto togliere qualcosa e poi finalmente riesce a riottenerlo è qualcosa che al momento bisogna sfruttare prima che il tifoso cagliaritano, facile a cadere nella noia e nella routine di uno stadio nuovamente mezzo vuoto, si stufi della "novità" dell'aver riavuto il proprio stadio.
Entusiasmo tale, sia ai botteghini che sugli spalti, come pure tra la stampa del capoluogo, non si vedeva da tempo. E in effetti la molla psicologica che porta a ciò è la stessa del fidanzato annoiato che trascura la propria donna, salvo poi disperarsi e fare di tutto per riaverla quando quella si stufa e lo pianti. C'è poco da fare, all'essere umano piace molto ciò che può ottenere con difficoltà.
E sul campo? Si sono viste le solite certezze e i soliti dubbi. Per esempio le croniche amnesie sulle palle ferme, materializzate dopo soli quattro minuti, quando Bergessio sbucava da dietro e beffava Conti insaccando di testa su calcio d'angolo.
Oppure il fatto che Ibarbo si riveli devastante quando può scorrazzare libero, ma che non sia un cecchino implacabile sotto porta. Infatti azzecca il gol impossibile da posizione defilata, fa espellere Legrottaglie con una delle sue accelerazioni, e poi tira troppo centrale dagli undici metri.
Il gioco del Cagliari è un'altra delle certezze di una squadra affiatata, ma purtroppo per lunghi tratti esso è troppo sterile, nel senso che ci sono parecchie difficoltà ad arrivare al tiro in maniera pulita e manovrata.

Anche col Catania sono servite delle prodezze individuali (il gol di Ibarbo è un coniglio tolto fuori dal cilindro) più che una reale manovra organizzata, che troppo spesso si è infranta al limite dei sedici metri.
Cossu resta sempre il migliore dei trequartisti in forze al Cagliari (Cabrera è apparso ancora una volta troppo leggerino, oltre che assai impreciso anche in occasione di passaggi elementari), ma non ha più lo smalto di un tempo. Quindi magari Lopez dovrebbe pensare di usare più spesso la formula del tridente con Ibarbo a destra piuttosto che punta.
Il colombiano ancora una volta si è rivelato il migliore crossatore della squadra, con buona pace di Perico che, pur svolgendo il suo compitino con buon profitto, non è particolarmente pericoloso quando si tratta di buttare palloni in mezzo. 
Considerazioni ce ne sarebbero tante altre, ma alla fine sono solo parole buttate al vento. Ciò che conta è che festa doveva essere, e festa è stata.

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